Regia di Vincenzo Pirrotta vedi scheda film
Se vi aspettate una storiella alla Montalbano, questo film non fa per voi.
Altro che Montalbano, qui non ci sono siparietti, macchiette, battute in dialetto siciliano e pasta alla norma, qui c'è solo la disperazione di una Sicilia reale che di umano non ha più nulla. Quale eredità hanno lasciato i greci, i normanni, gli arabi? Da questa vicenda sembrerebbe soltanto l'architettura di palazzi e mosaici, capolavori di civiltà dai quali gli abitanti della splendida Palermo si sono allontanati per seguire altre strade, purtroppo note. "Eri più bravo quando spacciavi", si sente rimproverare uno, e pure una accusa di poco coraggio la rinfaccia il capo di quello squallido gruppo di lavoro all'incerto Vincenzo, non sufficientemente cinico e a 45 anni domiciliato ancora con la madre, una splendida e mai abbastanza apprezzata Aurora Quattrocchi. "Romp'a idda"! (Rompi lei) il suo ordine al figlio debole e attirato dalla giovane e bravissima Selene Caramazza. Non se l'è presa in casa per dare felicità al figlio, quella madre, ma per farla convincere dal figlio a farsi spaccare le ossa anche lei, e incassare tutto, anche la quota spettante alla povera e perduta giovane tossica. Tanto di cappello agli sceneggiatori e scoprire che Ficarra e Picone ne sono i co-autori rappresenta una felice sorpresa.
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