Regia di Vincenzo Pirrotta vedi scheda film
A Palermo, Vincenzo (Pirrotta), per sbarcare il lunario, recluta disperati che, per denaro, si fanno fracassare le ossa per ottenere una piccola parte del premio assicurativo. In combutta con un infermiere, un avvocato e un apicoltore, l'uomo finirà per coinvolgere anche una ragazza tossicodipendente (Caramazza) con la quale ha un legame intimo che dispiace all'anziana madre di lui (Quattrocchi).
Attore spesso impiegato in parti da gangster (la fisiognomica lo costringe da quelle parti), apprezzato regista teatrale, Vincenzo Pirrotta - che ha scritto la sceneggiatura con Ignazio Rosato, Ficarra e Picone e si è servito della splendida fotografia di Daniele Ciprì - esordisce dietro la macchina da presa con un film a tinte foschissime, tutto parlato in siciliano stretto (i sottotitoli aiutano…) sul quale si innerva il suo canto per gli ultimi e i disperati. Senza mai cedere alla retorica o spingere lo spettatore alla lacrima, l'attore-regista palermitano ricama un'opera umanissima, iperrealista, ispirata a un fatto di cronaca che, nel 2018, portò in carcere undici persone dopo che uno dei "beneficiari" del servizio ci lasciò la pelle. Un'opera nella quale il bisogno di denaro e l'attaccamento alla famiglia e ai figli (fosse anche solo per apparecchiare una festa principesca per la prima comunione) è un vettore che conduce a qualsiasi aberrazione.
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