Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
Ennesima grande prova di Garrone, la via crucis di due sedicenni che rappresentano le speranze di un intero continente
Garrone mostra ancora una volta la sua bravura affrontando un tema ancora diverso nella sua filmografia con la consueta bravura. Il tema dei migranti e' stato affrontato da altri ma partire dalle radici dell'immigazione non e' consueto e farlo usando la lingua, o meglio il dialetto wolof, e' ancora piu' coraggioso visto l'idiosincrasia del grande pubblico per i sottotitoli.
Affronta il tema partendo da due sedicenni che rappresentano le speranze di un intero continente, che non si fermano di fronte agli avvisi forse scontati dei genitori ma nemmeno di fronte a quelli dell'anziano che e' tornato dopo aver affrontato il viaggio. Viaggio che si rivela per quello che e', un autentico incubo attraverso taglieggiatori, mercanti di esseri umani e una natura spietata. A tal proposito di fronte agli scenari desertici credo che il regista abbia saputo mostrare quanto crudele possano essere a dispetto della bellezza che lo spettatore in sala percepisce. Molto riusciti i brevi inserti onirici, che credo possano essere legati ai suoi ultimi lavori (Il racconto dei tracconti - Pinocchio), in cui Garrone ha affrontato per l'ennesima volta, dopo Gomorra, testi che sembravano infilmabili o con originali come il Pinocchio di Comencini con il quale era facile andare a sbattere (vero Benigni?).
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