Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
"Firmeremo l'autografo ai bianchi". Non c'è la guerra, non ci sono le persecuzioni politiche né quelle dovute all'orientamento sessuale. C'è solo il miraggio di diventare piccole star della canzone in un'Europa che somiglia tanto a Lamerica (ricordate il film di Gianni Amelio?) di trent'anni fa. È lì che vogliono arrivare due sedicenni senegalesi, Seydou (Sarr) e Moussa (Fall). Ma i sogni sono ben diversi dalla realtà e la loro avventura si trasforma presto in un'odissea irta di difficoltà, angosce, paure, torture, nel passaggio da Dakar alle ultime propaggini della Sicilia, transitando per il deserto infuocato del Sahara e i campi concentrazionari libici.
Ancora una volta Matteo Garrone (che ha scritto la sceneggiatura con Massimo Gaudioso, Massimo Ceccherini e Andrea Tagliaferri) consolida il suo posto nell'Olimpo dei registi italiani con un film potentissimo, necessario, di quelli che dovrebbero essere imposti a Salvini con metodo Ludovico e al ministro Piantedosi con posto in terza classe in uno di quelle carrette del mare che tanto disprezza. Al di là dei contenuti, peraltro ben noti a chi non si limiti a frequentare la luna o il Papeete, il racconto ha una sua forza impressionante, stampata sul volto del bravissimo protagonista, che regala allo spettatore un ventaglio inesauribile di emozioni. Per ricostruire il viaggio impossibile dei due ragazzi, Garrone sceglie la via della favola, accompagnata da qualche scorcio onirico: un marker stilistico originale (Il racconto dei racconti, Pinocchio) che funziona, ma che finisce col cedere qualcosa di troppo a un happy ending al grido di "tutti salvi!".
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