Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
Garrone si riconferma uno dei migliori registi della sua generazione, che cresce sempre più artisticamente e in grado di sfornare una perla dopo l'altra.
Garrone narra l'odissea di un migrante senegalese che vuole raggiungere l'Italia assieme al cugino e lo fa con una narrazione ineccepibile, quasi documentaristica, spesso asciutta e minimale che può dare, talvolta, l'impressione di distacco ma che in realtà serve a far risaltare ancora di più, in tutta la sua potenza, la tragedia umana di chi intraprende simili viaggi. E' un film di denuncia sociale che grida l'orrore che racconta ma lo fa a voce bassa, con una galleria di immagini e situazioni che divengono, via via, sempre più intense, coinvolgenti, tese, tremende e drammatiche. I due giovani che partono, pieni di ingenuità e di speranza, man mano si scontrano con situazioni sempre più terribili e cambia quindi, durante il tragitto, la loro visione del mondo, le loro speranze e le loro aspettative. Nel loro viaggio incontrano di tutto, delinquenti, criminali, assassini, torturatori ma anche uomini buoni che li aiutano nell'immane traversata. In particolare il protagonista Seydou (interpretato in maniera molto convicente dall'attore non professionista Seydou Sarr) quando parte, ha gli occhi di un bambino ingenuo e, alla fine della sua odissea, sarà divenuto un uomo; un uomo capace di guidare una barca piena di disperati dalla Libia alla Sicilia, un uomo forte che non ha perso il candore dell'inzio.
Garrone si riconferma uno dei migliori registi della sua generazione, che cresce sempre più artisticamente e in grado di sfornare una perla dopo l'altra. Un regista in grado di mettere in scena una tragedia umanitaria immane senza scadere nel politically correct o nel melodramma ma che riesce a mantenere sempre il suo stile e a elevarlo sempre più.
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