Regia di Jean-Jacques Annaud vedi scheda film
Stalingrado, 1942: come un’epopea diventa una rissa da strada. La battaglia decisiva del fronte russo - e snodo fondamentale di tutta la Seconda guerra mondiale - è raccontata come un duello fra cecchini che, nelle loro personalità, riassumono la lotta di classe. Il sovietico (Jude Law) viene dagli Urali ed è figlio di contadini, il tedesco (Ed Harris, bravo come sempre) è nobile, azzimato, chiaramente sadico. La storia è autentica, Vassili Zaitsev fu davvero un tiratore infallibile e nell’Urss del dopoguerra divenne una specie di “divo”. Ma tutt’intorno ai due “pistoleri”, o fucilieri, c’era una guerra, uno scontro epocale in cui l’Armata Rossa comandata da Zhukov compì atti di eroismo (e inventò, per così dire, la guerriglia urbana moderna) per tener testa alle forze di Von Paulus. Annaud descrive invece un esercito sovietico da operetta, in balia dei deliri propagandistici di Kruscev (Bob Hoskins) e dei commissari politici. Se fosse andata così, i tedeschi avrebbero preso Stalingrado e noi, forse, oggi non saremmo qui. “Il nemico alle porte” è spettacolare nella prima parte (più corale), emozionante e girato meravigliosamente in alcune sequenze centrali, ridicolo nel finale “alla Sergio Leone”. Nel complesso una grande occasione perduta.
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