Sicilia, 1920.
Pirandello, da poco arrivato da Roma per il compleanno di Giovanni Verga, incontra Onofrio e Sebastiano, due impresari funebri con velleità da commediografo il primo, e capocomico il secondo. I due stanno allestendo una pièce teatrale con la loro Compagnia Filodrammatica, e subito fantasticano sulla possibile partecipazione del Maestro al loro debutto. Durante le prove dei dilettanti, Pirandello avrà una folgorazione che si rivelerà decisiva per il suo lavoro di drammaturgo.
Il regista palermitano - pupillo di Leonardo Sciascia, cui il film è dedicato - conferma ancora una volta il suo cinema a vocazione letteraria, muovendosi abilmente fra fiction e verità storica.
La rotonda sceneggiatura del regista con Chiti e Gaudioso tiene in piedi un film teatrale, quasi esclusivamente girato in interni.
E il discorso metateatrale sull'origine dei Sei personaggi in cerca di autore è veramente una bella riflessione sul concetto di creazione artistica. Interessante anche la riflessione sottesa sulla contaminazione fra teatro amatoriale e teatro professionistico.
Il magnetismo di Servillo gli consente di resuscitare il gigante Pirandello col solo uso di un pizzetto e della buona sartoria, ma la vera prova attorale è tutta di Ficarra e Picone che riescono a far balenare la loro innegabile bravura, anche quando sono impegnati in (apparenti) guittonerie.
Notevoli i costumi di Maria Rita Barbera, e la fotografia caravaggesca di Maurizio Calvesi.
Un film intelligente per palati non grossolani.
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