Regia di Roberto Andò vedi scheda film
grande film che omaggia il grande Genio siciliano ma anche un film sul teatro e nel teatro, con T. Servillo che qui non fa ma è Pirandello.
Da una biografia di Pirandello pervenuta al regista Roberto Andò grazie alla sua amicizia con Sciascia nasce questo film che omaggia non solo il grande Drammaturgo siciliano ma proprio tutto il teatro, e par farlo si cala proprio in quel periodo, sono gli anni 20, dove i piccoli teatri, rappresentavano il mondo del divertimento, delle emozioni, della fantasia, e dei sogni, dove, tra la polvere dei tavoloni in legno e il fumo dei sigari, tra poltrone imbottite rosse e palchi affollati dall'alta società, gli attori si regalavano e regalavano emozioni, senza guadagni e senza grandi mezzi ma con quell'energia e ferrea volontà di essere lì sul palco, ad ogni costo ad esprimere i propri sentimenti e farli incontrare con quelli del pubblico.
Servillo fa Pirandello anzi non fa.. è Pirandello, la sua capacità camaleontica di entrare nei personaggi anche qui è da paura, peccato che sia cinema, fosse stato teatro avremmo avuto la sensazione di aver viaggiato nel tempo, Ficarra e Picone regalano un interpretazione ai massimi, direi senz'altro la loro migliore tra quelle viste fino ad ora, da attori ormai maturi e completi.
Pirandello torna in Sicilia dopo anni vissuti a Roma, dove ormai la sua fama è conclamata ma la sua forte inquietudine permane. Dall'incontro con Verga confida di essere imprigionato nella pazzia della moglie, ma la sua forte inquietudine, che diventa un vero e proprio dramma interno, scaturisce soprattutto dal dover affrontare la questione tra il reale, “la verità”, e la finzione, “come fa l'attore ad essere credibile, a rappresentare il vero se si presenta con baffi finti, parrucca e abiti finti, se è tutto finto?”. E su questo dilemma si svolge tutta la storia del film, tra risate e lacrime, sia nel vero che nella finzione, come in ogni dramma e commedia che si rispetti, e, continuando su questo tema, c'è anche, come afferma lo stesso Servillo, una certa volontà da parte del regista a ...”far cadere gli steccati che vogliono gli attori comici da una parte e quelli drammatici dall'altra.
La vicenda ci mostra un Pirandello che, tornando nella sua amata Sicilia, ritrova quel mondo dei suoi vecchi ricordi, con gli stessi personaggi e figure di un tempo, ma la sorpresa e.. la stranezza... avverrà dall'incontro con due becchini aspiranti attori. All'inizio, questo incontro lo diverte, i due “cassamortari” sono spassosi, ma andando avanti, questa nuova amicizia lo scuoterà profondamente ispirandolo a tal punto da provocargli una svolta, la sua svolta creativa.
Ne uscirà un'opera strepitosa che, anche se criticata e avversata dal pubblico della “prima”, diventerà poi una delle più ammirate e applaudite in campo internazionale.
Un film ambizioso ma che riesce a mantenere egregiamente tutte le promesse ( e le premesse) fatte. Inutile dire che è obbligatoria la visione per tutti gli amanti del teatro e fortemente consigliato naturalmente agli altri, per rimanere stupiti da ciò che esso può provocare.
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