Regia di Roberto Andò vedi scheda film
Confesso che non ho molta simpatia per i comici. Buffo vero? Far provare al pubblico simpatia è il loro mestiere e spesso lo fanno brillantemente. Nonostante ciò non apprezzo molto la "categoria", che a contrario, otterrebbe una maggior considerazione da parte mia se limitasse il raggio d'azione al teatro e a poche trasmissioni televisive dedicate, tipo "Zelig", "Camera Cafè", "Buona la prima". Purtroppo quando i comici approdano in televisione arriva la notorietà e l'irreversibile calo di qualità dei testi che deriva dalla presenza, fin troppo massiccia nelle reti generaliste, dove i contenuti sono miseri per antonomasia. La TV segna l'apice del successo del comico e ne preannuncia l'immediato declino. Raggiunta la vetta della popolarità digital-terrestre non stupisce che i produttori fiutino l'affare ed abbattano l'esile parete che divide il cinema dal piccolo schermo coinvolgendo il comico nell'arte del riciclo, rovinandone, per giunta, la carriera con film onestamente penosi. Ecco perché i comici, poveretti, non mi stanno molto simpatici. Il cinema ne sfrutta la notorietà per monetizzare la loro (effimera?) fama ma i contenuti a cui li costringe sono di una mediocrità evidente. Naturalmente ci sono eccezioni che confutano queste mie congetture. Eccezioni che confermano la regola. Alcuni comici si sono costruiti una solida carriera cinematografica e, soprattutto, qua e là, senza riuscire a sviluppare una tendenza duratura, qualche autore ha sfruttato il talento recitativo del comico per adattarlo al proprio cinema andando in controtendenza rispetto alla formula che prevede la scomparsa del regista e l'incoronazione del comico sul trono del processo produttivo.
"La stranezza" di Roberto Andò è uno di quegli episodi a cui è facile attribuire l'appellativo di eccezione. Volendo citare lo stesso film di Andò "La stranezza" è una "stranezza" del panorama italiano e ad esso ci si può riferire come al "film di Roberto Andò" o al "film con Ficarra e Picone" anziché al "film di Ficarra e Picone". Il duo siciliano apporta il capitale intangibile della propria notorietà, mette a disposizione della storia la propria professionalità, ed esibisce il lato comico senza fagocitare la creatura del regista. Il risultato è la separazione netta tra regista ed interpreti, con il primo in grado di dare la propria impronta alla narrazione, con i secondi al servizio del primo anziché di se stessi. Infine si assiste all'opportuna separazione tra gli interpreti ed il "personaggio" comico che gli stessi si sono cuciti addosso nel tempo. Nel film di Andò il personaggio comico, dunque, si mette da parte lasciando agli attori la libertà di rincorrere una recitazione modulata verso una maggior aderenza alla storia, cosa che per altro non esclude il ricorso alla risata e all'ironia. Perciò se la stranezza, a cui si riferisce il titolo, è quella in cui si rinchiude Pirandello, sin dalla giovinezza, per ascoltare i propri sogni, allo stesso modo la "stranezza" è anche una condizione produttiva che ha permesso a Roberto Andò di girare un film molto apprezzato dal pubblico italiano, in cui il comico è parte dell'ingranaggio, anziché l'ingranaggio.
La brillante sceneggiatura, firmata dallo stesso regista e da scrittori di comprovata esperienza come Ugo Chiti e Massimo Gaudioso, segue i passi di Luigi Pirandello di ritorno in Sicilia e suo malgrado coinvolto nelle tribolate esequie della vecchia balia che non ne vuole sapere di completare il proprio trapasso. La vecchia rischia di rimanere senza loculo e passare la vita ultraterrena dentro un magazzino comunale, dritta, in piedi, dentro la bara, per far spazio ad altri defunti come lei dimenticati da parenti poveri ed impossibilitati ad allungare la mazzetta a qualche disonesto messo comunale. Niente di nuovo sotto il sole tranne l'ironica rassegnazione della gente comune che non riesce a svincolarsi dal malgoverno e dal malaffare. Ma forse nemmeno quella è così nuova. La società siciliana (quella di oggi e quella di allora) viene sbeffeggiata dagli spavaldi impresari funebri Principato e Vella che, ripetutamente sconfitti dal pizzo e dal malcostume, si adoperano nell'allestire uno spettacolo teatrale a cui Pirandello assisterà. Uno spettacolo che coinvolge tutti, dal ricco al povero, dal prete allo scemo del villaggio. I becchini, impresari per necessità ed autori per diletto, trovano sul palcoscenico un rifugio alle sconfitte della vita.
Il teatro di Vella e Principato non è colto e nemmeno moderno. È un'opera dilettantesca che esprime il desiderio di farsi beffe della realtà, riproponendone una fittizia ma simile a quella nota, nella quale si svelano debolezze e peccati segretamente noti. Il teatro è valvola di sfogo nei confronti di una società corrotta e stagnante, la risata è l'antidoto al veleno e la satira assorbe gli eccessi di bile.
Di questa tragicomica rivalsa Pirandello, forse, prenderà nota, prima di consegnare ai posteri i sei celebri "personaggi in cerca d'autore". Forse... perché tutto ciò che vediamo potrebbe essere frutto della stranezza o più prosaicamente dell'urgenza incontrollabile di ciascun personaggio di farsi strada dalla mente, giù, giù fin sulla punta del pennino.
Nella " Stranezza" non ci sono confini tra realtà e finzione, tra interpreti e pubblico, tra persone e personaggi, il teatro, come si direbbe oggi, abbatte la quarta parete e nella grande opera dell'autore siciliano sbriciola ogni parvenza di classicismo ispirandosi al divertimento popolare spontaneo e senza regole codificate.
Uscendo di sala mi metto a pensare alla maestra di mio figlio che spiega ai bambini l'importanza della punteggiatura. L'aula diventa teatro, l'insegnante che va a zonzo per i banchi un'attrice, i bambini un pubblico confuso da quella virgola cambiata di posto e da un nuovo e incomprensibile significato. La maestra scalpita per farsi spazio ed uscire dalla mia testolina. Una professoressa sarebbe di sicuro più adatta alla volgarità del testo ma i connotati materni della maestra sono sicuramente più adatti per una simpatica risata sotto i baffi.
Cinema Teatro Santo Spirito - Ferrara
PS: dimenticavo. Buone Feste a tutti!
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