Regia di Andrzej Bartkowiak vedi scheda film
Il regista Andrzej Bartkowiak in “Romeo deve morire” ha mostrato un talento naturale per le scene di combattimento con gli attori-atleti che volano e si colpiscono come farfalle micidiali. In “Ferite mortali” si trova davanti alla macchina da presa un divo delle arti marziali, Steven Seagal, lontano dal cinema da qualche tempo, appesantito dagli anni e dalla vita, e le coreografie del suo film di debutto sono appena evocate. Le piroette, i calci e i colpi (di questo si tratta in un film in cui le scene di dialogo sono banali raccordi in una trama costruita su una progressione frenetica di pura “action”) sono spezzettati in immagini volutamente confuse quasi a mascherare la perduta agilità dell’eroe che non ha bisogno né di chiedere né di recitare. Due espressioni sarebbero anche troppe. Siamo a Detroit (città natale di Seagal) e un poliziotto troppo collerico e taciturno viene punito e spedito in un distretto a rischio. Spariscono cinquanta chili di eroina e il detective dal pugno facile sospetta che alcuni colleghi siano coinvolti nel giro degli affari sporchi. Combatterà, aldilà della legge, fino all’ultima mossa, con l’aiuto di Latrell Walker (il rapper DMX), genio di Internet e con un fratello in galera. Protagonista e spettatori, nelle sequenze più concitate e spettacolari, sono in debito d’ossigeno.
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