Regia di Isabella Sandri vedi scheda film
Si potrebbe chiamare “Martina”, alla maniera di “Domenica” di Wilma Labate, il film di Isabella Sandri che, dopo la presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia dell’anno scorso, esce finalmente in sala. Al posto di Napoli, la degradata, spenta, rassegnata periferia romana e i suoi “accattoni” aggiornati ad una contemporaneità sgualcita nelle pieghe ferite e infettate, sbandate, alla deriva. Al posto del commissario Claudio Amendola (già cadavere che cammina a causa di un male incurabile), l’ispettrice Enrica Maria Modugno, donna alla ricerca di un senso, innamorata di un assistente sociale che aiuta tutti tranne lei. Guardando “Animali che attraversano la strada” non pare vero (si dice così, per pudore e per paura) di ritrovare i “ragazzi di vita” pasoliniani e le loro “vite violente”: distanze temporali azzerate, e nemmeno la speranza di un boom in fondo ai viali spogliati dal cemento, inariditi da un consumismo che logora chi lo consuma, ma anche chi ne è tagliato inesorabilmente fuori. Sandri disegna bene la sua Giovanna d’Arco, meno bene il contorno e i livelli narrativi paralleli. Un film forte, ma poco traslato, che respira come un fumatore d’annata, che s’accende e si spegne come un semaforo lampeggiante. Nitido consenso, invece, alla giovanissima Francesca Rallo, ultrà (sincera) del disagio.
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