Regia di Paul Morrissey vedi scheda film
siamo in serbia è il barone frankenstein sta segretamente costruendosi l'uomo ideale serbo per farlo accoppiare con la donna-mostro ferma in officina e procreare una progenie di uomini e donne perfettamente serbi ai suoi e soli comandi e così conquistare il mondo. ovviamente la trama conta quanto può contare in un film porno odierno. anche la rilettura del genere da parte di morrissey è piuttosto fiacca e soporifera, sempre che fosse questo l'intento della corte dei miracoli warholiana. dove il film funziona un pò invece è nei dialoghi e nelle situazioni comiche che si vengono a formare. il senso moralisticheggiante altamente discutibile e tipico dei tiranni e dei padroni feudali ben espresso dalla baronessa quando accusa lo stalliere di fornicare in ogni dove con chiunque, è il punto in cui il film si risolleva e diventa interessante. il sesso ovviamente smuove qualsiasi cosa. e se da parte della baronessa questo serve a saziare i suoi appetiti, dalla parte del barone serve invece esclusivamente per i suoi fini "scientifici". per completare il creaturo, gli serve una testa e quella dello stalliere che pensa apparentemente solo ed esclusivamente ad appagare gli istinti genitali, è tutto ciò che gli serve, desidera, vuole e deve ottenere. purtroppo succede che per colpa di una "lucertola" il barone e l'aiutante otto fraintendano e taglino la testa dell'amico dello stalliere, per niente interessato al sesso, e anzi ben intenzionato in vita a ritirarsi nell'ascetismo. altra freccia nell'arco di questo stanco ripescaggio nella nostalghia cinematografica bis è il mescolamento di talenti recitativi. l'inespressività tipica di joe dallesandro che nella trilogia famosissima che lo vede protagonista, è ciò che serve all'economia dell'espressività arty dell'operazione, qui fa da contraltare alle smorfie dilettantesche di arno juerging e del suo aiutante deficiente, e dei deliri da paralisi facciale di udo kier e del suo isterico barone. che sembra del tutto una checcona repressa che si eccita solamente se può manipolare organi interni e parti anatomiche. monique van vooren alla soglia dei cinquant'anni è una splendidamente bacchettona baronessa che una volta scoperto l'ipersessualità dello stalliere, decide che deve averlo tutto per sè. un oggetto interessante anche per come veniva inteso il 3D un tempo, con le interiora spiattellate ben in vista a pieno schermo. che dire ancora, se non elogiare a più non posso lo splendore di una dalila di lazzaro muta, il talento recitativo di vittoria febbi come doppiatrice della van vooren, la delizia del corpo perfetto del piccolo joe e la presenza inquietante della bambina del terrore italico per eccellenza nicoletta elmi.
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