Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Sono 30 i film che prima di quest’ultimo, diretto da Ridley Scott, hanno raccontato, o quantomeno hanno provato a farlo, la vita di Napoleone Bonaparte. Personaggio oscuro e complesso, grande condottiero di battaglie epiche, è stato narrato in ogni modo possibile e immaginabile. Un amante della storia come Ridley Scott di certo non poteva esimersi e quindi eccoci l’ennesima versione di Napoleone che però, sembra fare acqua da tutte le parti.
Se la fotografia è a dir poco fantastica, dove prevalgono i toni scuri e cupi che sembrano riflettere le sensazioni dell’anima del protagonista, così come la rappresentazione delle battaglie, a cui viene dato comunque poco spazio, rispetto a quello che richiederebbero, quanto meno per la bellezza delle immagini che generano, il problema sorge nella struttura narrativa indefinita che oscilla tra l’uomo bellico e l’uomo passionale.
Non si capisce bene infatti quale voglia essere l’intento del regista o piuttosto dello sceneggiatore che sembra, in alcuni momenti, voler far prevalere il racconto d’amore, travagliato ed eterno, tra Napoleone e Giuseppina, la sua prima moglie a discapito dell’aspetto battagliero (che invece poteva essere il più affascinante) che comunque, spesso finisce per prendere il sopravvento (meno male, direi!)
La pecca, enorme, della narrazione, sta infatti proprio nel racconto dell’amore contrastante tra i due protagonisti. Quello che secondo Scott doveva essere il punto forte, che avrebbe distinto il suo film dai molti altri prima diretti, l’aspetto cioè romantico di un uomo dal torbido vissuto, finisce per essere l’unico vero punto debole; lento e spesso superfluo nelle scene d’amore che comunque finiscono per essere troppo poche e poco strutturate per raccontare il tormento dei due amanti.
Insomma, alla fine, non si raccontano bene né le battaglie né la relazione tra Napoleone e Giuseppina, lasciando agli spettatori una pellicola che sembra non tanto incompiuta quanto incompleta, inconsistente. Incapace di emozionare o di dare qualcosa in più che in realtà non sia stato già detto. L’impressione che alla fine viene fuori sembra addirittura di una sceneggiatura iniziata con in intento virata poi su altro quando ci si è resi conto che quello che avevano deciso di raccontare non bastava. Non solo come durata ma anche come contenuti.
Più volte durante la visione mi sono chiesta come ma soprattutto perché, Joaquin Phoenix abbia deciso di accettare un ruolo raccontato in modo così “superficiale”. Sulla sua interpretazione nulla da eccepire. È, come sempre, istrionico, rappresenta egregiamente un personaggio e il suo odioso modo di essere. Osservandolo, si stenta a credere che sia un’interpretazione ma, per quanto Phoenix e il restante del cast che non è assolutamente da meno, diano prova di notevoli capacità, resta concreta l’impossibilità della sceneggiatura di sostenere la loro bravura.
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