Regia di Ridley Scott vedi scheda film
"Gli inglesi lottano per l'onore. I francesi lottano per i soldi. Io penso che lottiamo per le cose che non abbiamo."
NAPOLEON di Ridley Scott.
Dopo un trascurato, ma profondissimo The Last Duel e un sottovalutato e frainteso House of Gucci, il regista torna a raccontare la sua storia su Napoleone Bonaparte e la sua vita dal 1793 al 1821.
Nelle sue 2 ore e 40 di durata si alternano da una parte con scene di battaglie campali, eventi storici, discussioni politiche e prese di potere con un Napoleone sicuro di sé, deciso, fermo, fiero, strategico, calcolatore, condottiero, indifferente degli affari francesi caotici e concentrato di più all’estero a conquistare. Dall’altra con scene di vita privata, pettegolezzi, gelosie, bisticci, inciuci e rapporti di coppia con un Napoleone sentimentalmente inetto, un amante mediocre, ipocrita, possessivo, patriarcale, a tratti capriccioso e desideroso di un figlio maschio. A fare da fulcro è la sua moglie Giuseppina all’apparenza mite e pacata, ma che saprà farsi valere di fronte al marito con compostezza, pazienza e saggio opportunismo. Il tutto con un evolversi umano da una parte e un involversi dall’altra con un finale che lascia al solito un sapore amaro, ma stavolta con un aroma poetico.
Va detto che la messinscena delle battaglie è incredibile e spettacolare. La violenza c’è, l’impatto sanguinolento si vede bello chiaro più di una volta. Il montaggio è notevole con una buona fotografia che mantiene una base desaturata in linea con la personalità fredda di Napoleone. Le musiche non sono da meno, tra l’altro pure con un sorprendete omaggio a Stanley Kubrick. Le interpretazioni di Joaquin Phoenix e Vanessa Kirby sono più che lodevoli. Perciò il livello tecnico è praticamente indiscutibile.
E qui arriviamo al punto più discusso, ossia l’attendibilità storica. È vero che non tutti i fatti sono dettagliatamente accurati, ma ciò non va’ a creare chissà quali paradossi spazio-salcazzi che si sono inventati i pignoli studiosi di storia. L’interesse di Scott era quello di raccontare un Napoleone umano, lui insieme agli altri personaggi, con i loro sentimenti e le loro emozioni senza inutili retoriche e mantenendo il contesto dell’epoca. Senza contare una dicotomia diametralmente opposta tra il Napoleone visto da tutti e il Napoleone visto da pochi che darà valore e significato al fatto che delle persone sono morte per lui. Una leggenda dunque, costruita nei secoli, ma originata da un piccolo uomo con le sue debolezze e i suoi difetti.
Certo, oggettivamente i difetti più evidenti stanno in stacchi di montaggio, trattati dignitosamente con delle buone dissolvenze, che fanno percepire delle parti mancanti. Parti che vedremo nella director’s cut a breve su Apple tv. In più, personalmente, ho avvertito un calo di ritmo a quindici minuti dalla fine nella parte della vita privata che forse andava sminuzzata un po’.
Consigliato? Certo che sì. Basta avere una mentalità aperta e i libri di storia un attimo chiusi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta