Regia di Fritz Lang vedi scheda film
La porta chiusa non è solamente il luogo misterioso in cui ruota la seconda parte della vicenda, ma anche una metafora usata dalla protagonista che, per l'appunto, indica la sua proverbiale abitudine a cambiare sistematicamente stile e partner di vita, incapace di trovare una via da seguire e percorrere. Essa chiude una porta e ne apre un'altra. Insoddisfatta, molto infantile, ha, come unica figura su cui può realmente contare, il fratello, malato terminale che la lascerà poco dopo.
Delinata perfettamente la figura della protagonista, attraverso anche numerosi monologhi interiori, comincia la seconda fase, quella in cui conosce e sposa il suo nuovo marito, andando ad abitare insieme ad esso. Un amore strano, nato durante un scontro all'ultimo sangue tra due innamorati a cui essi stanno assistendo, e repentinamente portato davanti all'altare. Essa stessa, nella sua insicurezza, si chiede se stia facendo bene a sposare un uomo che conosce a malapena.
Inizia così la terza parte del racconto, con la protagonista che man mano che conosce il suo sposo più lo ama, più resta esterrefatta dalla prole di eventi passati che ne hanno segnato la vita. Una moglie, deceduta in circostanze misteriose, un figlio che odia il padre, una sorella con cui non ha rapporti propriamente felici. Una famiglia spaccata all'interno, dove l'inserimento della nuova arrivata sembra simile allo stesso trattamento che ebbe in "Rebecca, la prima moglie", film di Alfred Hitchoock di qualche anno prima, la nuova arrivata all'interno di un contesto familiare in cui, almeno all'apparenza, la figura e la personalità della defunta moglie, manifestata da chi l'ha conosciuta, rendono inabitale e inospitale il luogo e il contesto per le nuove arrivate. Non è l'unico richiamo al maestro Hitchoock, perchè, almeno a me è sembrato così, c'è anche un accenno a quella che sarà successivamente la trama di Psyco, con la rappresentazione, molto simile, e da cui Hitchoock potrebbe aver preso spunto, della camera in cui è presente lo scheletro della madre di Norman.
Sono proprio le stanze a dare l'inizio della quarta parta, il momento sicuramente con più suspense e terrore, dove, grazie a un ottimo gioco di luci e musiche, l'ansia dello spettatore arriva a livelli molto alti. Le stanze sono per il protagonista un luogo felice, sebbene siano la perfetta riproduzione di luoghi in cui è avvenuto un crimine violento. Cominciano a mostrarsi i primi segni di cedimento, e la figura sempre molto cupa e chiusa del protagonista, comincia a rendersi più visibile e più aperta, permettondoci di ricostruire i pezzi al fine di comprendere il film. Tutte le stanze vengono mostrate, eccetto una, la 7. Dietro di essa sembra nascondersi un segreto di cui lo stesso protagonista sembra vergognarsi.
Un'altra chiave che ci permette di ampliare i numerosi riferimenti ad hitchoock è il corretto uso della psicologia, e di come essa influenzi le nostre azioni e le nostri menti, al punto da constringerci a comportarci in un determinato modo. Anche il maestro Inglese uso più volte la forza della psicologia per costruire personaggi che sotto un aspetto del tutto normale, nascondevano un passato e un segreto orribile. Mi viene da citare il film Marnie, dove la protagonista rimuove completamente un ricordo che le impone di comportarsi in una determinata maniera.
In definitiva possiamo definire l'opera del maestro Lang originale e rivoluzionaria sotto numerosi aspetti, capace di influenza nel futuro altre pellicole e altri registi.
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