Regia di Fritz Lang vedi scheda film
Profondamente ancorato alle teorie psicoanalitiche – che chiosano pedantemente le azioni dei personaggi e bruciano col raziocinio qualsiasi mistero e ambiguità – il film di Lang fatica a superare il vaglio degli anni, perché la componente ludica del thriller è sopraffatta dalla macchinosa indagine psicologica. L’insorgere dell’inquietudine – con buona pace dell’espressionismo – è perlopiù affidato ai dialoghi (copiosi); il simbolismo (maschere, porte e fiori) è didascalico e i personaggi sovrabbondanti (se non pretestuosi). Ma ci sono cose pregevoli: i raffinati scorci onirici, l’organizzazione del narrato, Joan Bennett e la sua vaneggiante voce off.
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