Regia di Fritz Lang vedi scheda film
Ecco un capolavoro che si può guardare una volta ogni tanto senza esserne mai annoiati. L'ottimo risultato raggiunto è molto dovuto secondo me al tema trattato, che è uno dei preferiti del regista: cioè l'impulso oscuro e spesso irrazionale all'omicidio che sale dal di dentro. Che sia un'ossessione fortissima e fine a se stessa alla quale il personaggio non riesce a sottrarsi (M, il mostro di Düsseldorf, o questo stesso film) o un impulso improvviso ma suscitato da una circostanza di pericolo (La donna del ritratto), il nocciolo della questione non cambia: l'impulso all'omicidio e il suo compimento contro la propria volontà razionale. Qui si potrebbero aprire altri vasti discorsi, ma questo non è il luogo. La psicanalisi non viene qui usata in modo compiaciuto e pretestuoso - che porta alla costruzione di improbabili castelli di cause e legami - ma in modo logico e comprensibile da chiunque con il solo buon senso. Un trauma infantile, magari provocato da un eccesso di zelo nell'imporre ciò che si ritiene bene per l'altro ma non andrebbe mai imposto, ed ecco che si crea una ferita tremenda dentro di noi. Essa continuerà ad influenzare pesantemente e negativamente la nostra vita. La sofferenza del personaggio e la sua pericolosità potrànno essere eliminate solo portando alla luce il tramuma che le aveva provocate. Un ruolo determinante nella costruzione del clima misterioso e onirico del film lo ha l'uso della luce e delle ombre, sia sui pesonaggi che sugli ambienti (lui per metà al buio quando le si avvicina in chiesa e la casa piena di ombre e luci soffuse). E' un film di grande fascino, con un lieto fine assolutamente non posticcio o incoerente, anzi. Può essere accostato a Marnie di Hitchcock. Tutti i personaggi sono interessanti, fino alla segretaria col velo e lo strano figlio del precedente matrimonio. Il tema dell'uomo molto attraente che però nasconde pericolosi segreti e un'altra faccia è molto frequente al cinema. Chissà perché...
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