Regia di Liv Ullmann vedi scheda film
Liv Ullmann è stata la grande attrice di nove film di Ingmar Bergman, di capolavori come “Persona”, “Sussurri e grida” e “Scene da un matrimonio”. Diventata regista, ha diretto due film, poi Bergman le ha affidato, nel 1996, la sceneggiatura del notevole “Conversazioni private” e adesso questa, ancor più potente e autobiografica, di “L’infedele”. Il vecchio scrittore Bergman, si chiama proprio così, vive isolato su un’isola e ricorda un episodio della sua giovinezza. Tre persone prese dal desiderio: Marianne, suo marito Markus, direttore d’orchestra, e il giovane Bergman, regista di teatro e di cinema. Fra loro, Isabelle, bambina di nove anni, vittima fra vittime. “L’infedele” comincia come una storia d’amore (Parigi!) e diventa presto un’indagine, tempestosa e tremenda, del tutto bergmaniana, su come le passioni portino alla lacerazione e alla distruzione dell’amore che si andava cercando. Sensi di colpa, umiliazioni, giochi perversi, il furore e il sadismo, un destino funesto fino alla perdizione. E una grande regia, tesa e lucida, della Ullmann, la cui macchina da presa cerca una sua verità lungo impietosi piani sequenza e infine la trova nei primi piani, sui volti degli attori, con una Lena Endre che fa di Marianne una figura dolorosa e straziante in scene mozzafiato da tragico e fatale thriller d’anime: scorticate.
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