Regia di Martin McDonagh vedi scheda film
McDonagh non riesce a mantenere la stessa forza espressiva di "Tre manifesti a Ebbing, Missuri" ma, grazie soprattutto alla buona prova di Collin Farrell, ottiene un film molto particolare sul tema dell'amicizia e le sue declinazioni meno prevedibili
Non eguaglia la cupa elegia del male di "Tre manifesti a Ebbing, Missuri" ma ci va comunque vicino il "recidivo" McDonagh, che qui sembra ancora più a suo agio tra i paesaggi irlandesi delle sue origini. E lo fa con un film che è un bel pugno allo stomaco sul sempiterno mito dell'amicizia eterna, qui troncata dall'oggi ad domani dal burbero (e fondamentalmente depresso) Colm nei confronti dell'apparentemente mite e ingenuo Padraic (un ottimo Colin Farrell). Se la prima ora del film regge abbastanza bene la narrativa di questa scelta cosi' radicale e apparentemente insensata (Colm vuole dedicare ogni attimo degli anni che gli restano da vivere a cose più utili che le chiacchiere al pub con il vecchio amico), la sceneggiatura inizia a scricchiolare quando tutto assume toni quasi macabri, e montano il rancore che porta Padraic ad una vendetta decisamente sproporzionata. La storia trova comunque una sua logica in un mondo dove tutto sembra immobile, in un'isola sperduta dove anche i colpi della guerra civile irlandese sono una lontana eco destinate a non modificare vite ed abitudini sempre uguali a sè stesse.
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