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Gli spiriti dell'isola - The Banshees of Inisherin

Regia di Martin McDonagh vedi scheda film

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La recensione su Gli spiriti dell'isola - The Banshees of Inisherin

di Gangs 87
7 stelle

Pádraic e Colm sono amici da anni. Il loro è un rapporto abitudinario e costante, a tratti noioso. Quando Colm decide improvvisamente e senza un motivo scatenante di interrompere l’amicizia con Pádraic, la reazione dell’uomo sarà inaspettatamente più drammatica del previsto e avrà delle conseguenze tragiche.

 

Prendiamo un’isoletta dell’Irlanda, Inisherin (che non esiste ma potrebbe tranquillamente essere una delle tante isolette che popolano l’Oceano Atlantico), abitata per lo più da pescatori e pastori, cosparsa di rocce aguzze, territori quasi totalmente incontaminati, il cui isolamento sembra aver inciso profondamente sulla psiche e sui comportamenti dei loro abitanti.

 

L’ostinazione prevale e travolge tutto il resto. A detenerla è Colm ormai convinto che la sua vita debba essere rivolta a cose più interessanti e non più disposto a perdere tempo in inutili chiacchiere con Pádraic che ritiene noioso e poco interessante, così da un giorno all’altro dichiara che “non gli va più a genio”.

 

Questo cambio di prospettiva improvviso dell’amico di sempre manda Pádraic in confusione prima e in depressione poi. Convinto che l’amico stia attraversando un periodo difficile e che presto sarà pronto a tornare sui suoi passi, l’uomo lo tampina e lo importuna, violando ogni regola di buonsenso e di educazione che si rispetti.

 

Martin McDonagh è bravissimo a trasmettere l’angoscia di Pádraic, che si avvale della convincente interpretazione di Colin Farrell, inaspettatamente catapultato in un futuro incerto, sensazione che diventa ancora più profonda quando l’amata sorella decide di trasferirsi sulla terraferma, scatenando nell’uomo uno scombussolamento tale da ribaltare la situazione e diventare lui il carnefice di colui che inizialmente era vittima.

 

Il ribaltamento di ruoli è graduale e incisivo. Colm, uno straordinario Brendan Gleeson, seppur sempre fermo sulla sua inizialmente incomprensibile decisione, non commette nei confronti di Pádraic nessun gesto lesivo ma anzi finisce per perpetrare violenza contro sé stesso in un autolesionismo convulso ai limiti dell’assurdo che precluderà tutto quello per cui questa guerra interiore (e non solo) era iniziata. Colm si punisce proprio per aver preso una scelta che egli stesso sembra non comprendere fino in fondo, condannandosi all’insoddisfazione perenne.

 

Il modo in cui McDonagh alterna le immagini delle lotte personali e comuni degli abitanti di Inisherin alle vedute rocciose e sconfinate dell’isola stessa è affascinante. L’associazione tra la natura dell’isola e quella dei suoi abitanti fanno emergere somiglianze palesi quanto inquietanti che sembrano dare un significato diverso a quegli “spiriti dell’isola” che Colm richiama nella sua ballata per violino.

 

McDonagh confeziona una pellicola coinvolgente, che culla lo spettatore con la sua andatura lenta ma costante, capace di condurlo nella mente umana, attraverso la dimostrazione di rapporti malati e dei condizionamenti che questi possono avere psicologicamente; in un contesto sociale subordinato ad un ambiente isolato e minacciato dalla guerra civile irlandese che imperversa sulle coste e che, pur volgendo ormai al termine, scuote gli animi e i pensieri di una comunità non avvezza ai cambiamenti, anche un apparentemente innocuo cambio d’umore viene nettamente amplificato trascinandosi dietro situazioni drammatiche ai limiti del normale e McDonagh ha avuto la piena capacità di mostrarlo senza tentennamenti ne sbavature.

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