A volte l'amicizia si rivela eterna e solida come una roccia. Altre volte capita che un accadimento, o l'intervento di terzi, ponga in essere azioni o circostanze per cui questa perfetta intesa finisca per svanire.
La vita di tutti i giorni ne è piena di rapporti che si interrompono per svariati contrasti od incomprensioni.
A volte, certo più raramente, tra uno dei due amici scatta un qualcosa che rimane completamente incomprensibile all'altro, che induce il primo a rinnegare quel rapporto di complicità che li univa in passato, o comunque ad interromperlo senza fornire all'altra parte un giustificato motivo della nuova decisione inaspettata, e spesso incomprensibile.
Il ritorno in regia del celebrato regista e sceneggiatore inglese Martin McDonagh, noto ed ammirato dai tempi di In Bruges - La coscienza dell'assassino, fino ai clamori ottenuti a Venezia e presso l'Academy con Tre manifesti e Ebbing, Missouri, è improntato a sondare questa particolare situazione, che in un microcosmo come si rivela una incantevole isola irlandese, finisce per acquisire le caratteristiche di una faida autodistruttiva in grado di condizionare per sempre due esistenze, oltre che il mondo che circonda costoro.
Negli anni Venti, nell'isola immaginaria di Inisherin, l'amicizia forte e a prova di ogni ostacolo che da anni cementa le rispettive vite di un violinista genialoide quanto rissoso di nome Colm (Brendan Gleeson) ed un semplice allevatore di pecore di nome Padraic (Colin Farrell), viene interrotta bruscamente dall'atteggiamento del primo, che si nega alle visite dell'amico, fino al momento in cui, in modo impassibile e pietrificato, si trova costretto ad ammettere di avere intenzione di interrompere quel rapporto confidenziale che pareva perfetto, per concentrarsi a creare nuova musica.
Il pastore si vede anche rinfacciata la propria semplicità in grado di deviare il musicista da quel processo creativo che stenta a decollare, frustrando i progetti dell'artista.
Ne nascerà una vera e propria faida, alimentata da incomprensioni ed errate valutazioni dei fatti, che non farà che degenerare i rapporti, e mettere a repentaglio un equilibrio che pareva perfetto, attorno ad un isola dai contorni paesaggistici idilliaci vicini ad una concezione paradisiaca dell'esistenza.
Candidato a ben nove statuette "importanti" ai prossimi Oscar 2023, forte di tre Golden Globe guadagnati come miglior film commedia, miglior attore protagonista (Colin Farrell) e miglior sceneggiatura, premiato con la Coppa Volpi a Colin farrell come miglior attore e con il Premio Osella per la migliore sceneggiatura a Martin McDonaugh, Gli spiriti dell'isola è una commedia dell'assurdo che riesce a risultare incantevole come il paesaggio che fa da sfondo alla vicenda, ed insieme inquietante come la reazione improvvisa del co-protagonista che di colpo si nega e rifugge un rapporto d'amicizia che sembrava certo e consolidato come le rocce dell'isola.
spirit
La vicenda è narrata in modo esemplare anche stavolta, e dopo i Tre manifesti, McDonaugh si conferma prima di tutto un grande sceneggiatore, ancor prima che un ottimo regista.
Ma buona parte della riuscita del film la si deve attribuire anche alla coppia di straordinari protagonisti, nonché amici-nemici.
Due ruoli sfaccettati e magnifici che permettono a Brendan Gleeson di primeggiare come sempre, e al divo Colin Farrell di vedersi finalmente premiato come merita dopo una carriera in cui ha dato spazio più a ruoli impegnativi, che a parti scontate e commerciali.
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