Regia di Martin McDonagh vedi scheda film
“Well, there goes that dream.”
Inisheer (Inis Oìrr), la più piccola delle Isole Aran (Oileáin Árann) costituenti la parte emersa (123 m s.l.m.) della carsica estensione insular-oceanica (51 km²) del "continentale" Burren (Boireann) dell’irlandese contea di Clare (Clár), è l’assito del palcoscenico geo-grafico/logico - un mare di sfumature di verde che colonizza le fenditure (grikes) tra le rocce (clints) e i bordi degli stagni (turlough) - sul quale si muovono in percorsi prestabiliti (casa ↔ pub; molo del porto d'attracco ↔ capitale sulla terraferma arcipelagica) i personaggi che la abitano in questa primavera nell’anno del Signore 1923.
“Qualcosa sul giornale?” - “Giust’ancora la Guerra Civile, e basta.”
(Siobhán a Pádraic.)
“A volte mi preoccupo del fatto che forse mi sto solo divertendo… mentre allontano l'inevitabile.”
(Colm a Pádraic.)
Così come solitamente dopo una Guerra d’Indipendenza viene una Guerra Civile - dopo l’emancipazione, la spartizione -, nella vita di un essere umano può succedere che il bisogno di realizzazione - l’unione di tutti i sé, il completamento - porti alla recisione dall’altro da sé, della “zavorra” del quotidiano ch’è impedimento alla trascendenza mediante il gesto artistico (comporre musica e dipingere quadri, non per forza tagliarsi orecchie o dita per scacciare l’inispirazione e afferrare il Genius Loci).
- Hanno chiesto manodopera extra per un paio di esecuzioni, nel caso ci siano problemi. Mi pagano sei scellini e un pranzo gratis. E sicuramente non ci saranno disordini, e poi ci sarei andato anche gratis. Ho sempre desiderato vedere un'esecuzione, tu no? Anche se avrei preferito un'impiccagione.
- Chi metterà a morte chi?
- I ragazzi del Free State giustiziano un paio di ragazzi dell'IRA. O è il contrario? Faccio fatica a seguire questi giorni. Non era molto più facile quando eravamo tutti dalla stessa parte e uccidevamo solo gli inglesi? Penso che lo fosse. Lo preferivo.
- Ma non ti interessa chi sta giustiziando chi?
- Per sei scellini e un pranzo gratis, non mi interessa. Potrebbero giustiziare te.
(Peadar, agente del Garda Síochána, a Colm.)
“The Banshees of Inisherin” è il film, la sua opera quarta dopo “In Bruges”, “Seven Psychopaths” e “Three Billboards Outside Ebbing, Missouri”, che al contempo “chiude”, passando dagli assiti dei palcoscenici al motore-ciak-azione, una sorta d’ideale trilogia drammaturgica…
– ambientata sulle Isole Aran (Oileáin Árann) della Galway Bay (le due isolette di Brannock - situate a ovest dell’isola maggiore e di cui la più esterna, ponte verso l’Oceano Nord-Atlantico, ospita il faro di Eeragh - e una manciata di altri grossi scogli sparsi sono prive di popolazione stabile) e incentrata sulle vite dei loro abitanti in differenti periodi di tempo lungo il corso del XX secolo: dopo due pièce teatrali dedicate l’una all’isola (geograficamente e per estensione della superficie) mezzana (Inis Meàin), “the Cripple of Inishmaan” (1996), in cui si narra dell’arrivo, nella prima metà degli anni ‘30, sulla vicina, più grande e “metropolitana” Inishmore (Inis Mòr, o Árainn), della troupe londinese-”hollywoodiana” di Robert Flaherty e Michael Balcon per le riprese, che si protrarranno per due anni, di “Man of Aran” (il “documentario di finzione” posto tra “i Malavoglia” (1881) e “la Terra Trema” (1948) a 2.500 km dalle sponde trinacro-ioniche di Aci Trezza), e l’altra alla succitata isola più grande e occidentale, “the Lieutenant of Inishmore” (2001), in cui, nella prima metà degli anni ‘90, nel pieno dei Troubles, un appartenente all’INLA considerato troppo pazzo e sadico per l’IRA torna a casa per trovare il suo gatto malato e scoprire che invece è morto e forse è stato ucciso [segue carneficina umana e felina, al contrario di quel che accadrà in “the Banshees of Inisherin” (il cambio di trascrizione da "-er" a "-rin", forse, potrebbe anche stare a significare il passaggio dal teatro al cinema), in cui l’ammazzamento colposo/preterintenzionale di un’asinella non porterà vendicativamente a quello premeditato/volontario di un cane], ora tocca per l’appunto all’isola più piccola e orientale, Inisheer (Inis Oìrr) –
…e consente a Martin McDonagh (1970) di compiere il/un sorpasso nei confronti del suo in ambito cinematografico parimenti prolifico (“the Guard”, “Calvary”, “War on EveryOne” e “the Forgiven”) fratello maggiore John Michael (1967).
“Ho solo pensato di chiedere... nella remota possibilità, sai... tipo "cuore tenero" e cose così... Beh, ecco che il sogno se ne vola via.”
(Dominic a Siobhán.)
Colin Farrell (se Stefano Belisari in arte Elio ed Emilia Clarke in arte Incombusta avessero un figlio… niente, il mondo sarebbe un posto un po’ più strano, ecco) regge molto bene sulle proprie sopracciglia il peso d’essere tanto il (co-)protagonista (Pádraic, che non è lo scemo del villaggio solo perché ce n’è un altro, Dominic, più scemo di lui) quanto il filo rosso e tratto d’unione fra i suoi eccellenti compagni di (non) viaggio: Brendan Gleeson / Colm, il compositore (“the Guard” e “Calvary” con John Michael e “In Bruges” con Martin e Farrlell), Kerry Condon / Siobhán, la sorella di Pádraic (“Luck”, “Better Call Saul”, “Ray Donovan”), Barry Keoghan /Dominic (“Dunkirk”, “the Green Knight” e, con Farrell, “the Killing of a Sacred Deer”), Gary Lydon / Peadar, agente del Garda Síochána (già con John Michael in “the Guard” e “Calvary”) e Sheila Flitton / Mrs. McCormick (“the Northman”).
“Era il XVIII secolo, comunque. Mozart. Non il XVII.”
(Siobhán a Colm.)
Fotografia di Ben Davis (“Seven Psychopaths”, “Three Billboards Outside Ebbing, Missouri”, “Cry Macho”), montaggio di Mikkel E. G. Nielsen (“Sound of Metal”) e musiche di Carter Burwell (coeniano d.o.c.g.p. e sodale di Martin McDonagh sin dai tempi di “In Bruges”).
“Touché.”
(Dominic a Siobhán; e l'allegato sguardo di Pádraic.)
“Non c’è niente per te a Inisherin. Nient'altro che desolazione e rancore, e la solitudine e il dispetto, e il lento scorrere del tempo fino alla morte. E quello puoi farlo ovunque.”
(Siobhán a Pádraic.)
Gogoliana storia del litigio tra Colm Doherty e Pádraic Súilleabháin, dai racconti di Mìrgorod, pardon, di Oileáin Árann.
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