Regia di François Ozon vedi scheda film
Marie (una Rampling memorabile e ancora assai bella) e Jean (Cremer) stanno insieme da 24 anni. Hanno una casa spartana vicino al mare, in Francia, una vita fatta di intesa e poche parole e a loro questo basta. Un giorno, mentre sono sulla spiaggia, Jean si allontana per andare a fare un bagno. Marie non lo vede tornare, si allarma, avverte le autorità che iniziano le ricerche ma di Jean non c'è traccia. Marie prosegue la sua vita come se lui esistesse ancora, ne avverte le presenza persino quando ingaggia una relazione con un altro uomo (Nolot) e si ostina a credere che lui ci sia ancora.
Il cinema di Ozon è cinema ellittico per antonomasia: sospensioni, diffrazioni temporali, accelerazioni brusche, simbolismi disseminati qua e là con magistrale disinvoltura: se da un lato tutto questo contribuisce a costruire un'atmosfera inquietante e sospesa, carica di suspense, dall'altro gli scantonamenti fantastico-onirici, come anche in questa quarta oipera del regista francese, eludono qualsiasi nesso logico-narrativo. È il manifesto del postmoderno, ma anche di quella che Eco definirebbe un'opera aperta: allo spettatore il compito di riempire i (tantissimi) buchi del racconto e di stabilire le ragioni dei personaggi.
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