Regia di François Ozon vedi scheda film
Una coppia parigina senza figli, sposata da 25 anni, va come ogni anno in vacanza in una propria casa al mare nelle Landes (a sud di Bordeaux); lei appare innamorata, lui un po’ spento. Lui va a fare un bagno mentre lei resta in spiaggia a leggere e dormire; quando si sveglia lui è scomparso. Non se ne sa più nulla. Lei non vuole accettarne la scomparsa, vive come prima, parla di lui con gli amici come se fosse sempre vivo e non accetta che gli amici cerchino di convincerla che è morto: lo vede, gli parla, si fa accarezzare in sogni erotici, lo vede perfino quando finisce per avere un amante che la vorrebbe sposare: si mantiene volutamente in bilico fra due realtà che cerca di conciliare, l’amore per il marito e il bisogno di un nuovo compagno; arriva a sognare di essere accarezzata eroticamente dalle mani di entrambi contemporaneamente. Scopre che lui soffriva di depressione e, quando viene trovato un cadavere che corrisponde inequivocabilmente a lui, teme che si sia ucciso; ma alla morgue le dicono che dall’esame del cadavere risulta che lui ha lottato con tutte le sue forze per non affogare; inoltre si sa che l’oceano è molto pericoloso. Lei in uno scoppio di risa isterico nega che l’orologio trovato al polso del cadavere fosse di suo marito, ma è chiaro che si tratta di lui e che lei non può più negarlo. Torna sulla spiaggia, scava nella sabbia... poi scoppia a piangere... poi vede lontano un uomo in riva al mare, corre verso di lui... il film finisce senza indicare se lei si ferma o prosegue, ma sembra chiaro che non è una nuova visione e non è il marito... Una edizione in DVD propone una interessante versione audio (in francese) commentata dal regista e da Emmanuèle Bernheim che ha collaborato con lui alla sceneggiatura: il regista vi segnala numerose scelte di regia che costituiscono anche ottimi suggerimenti critici per meglio apprezzare il film, molto bello, delicato e ben recitato; Ozon conferma di aver voluto lasciare nel vago la conclusione, e di aver preso il titolo dal momento che precede il pianto finale, quando lei scava con le dita nella sabbia, come a cercare qualcosa, un ricordo o una spiegazione o una rivelazione nuova. A questo proposito devo rilevare che in un film tanto attento ai dettagli, alle sfumature, ai movimenti, mi ha disturbato il fatto che subito dopo la scena, chiaramente molto importante, in cui lei scava con le mani nella sabbia umida si copre il viso piangente con le mani pulite, senza traccia di sabbia... Eppure il regista non ha esitato a prendere primi piani dell’attrice senza trucco, in pose e momenti che fanno torto alla sua bellezza, ma ne esaltano la bravura di attrice. Probabilmente l’incoerenza narrativa e quelle mani pulite hanno un senso che non sono riuscito a cogliere.
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