Regia di Alain Resnais vedi scheda film
Un uomo viene giudicato morto da un medico dopo un malore, ma si riprende come se nulla fosse accaduto: un caso di morte apparente o una resurrezione? Lui, ateo, in quei momenti ha fatto l’esperienza di qualcosa che adesso lo fa riflettere. Quando poi muore davvero, la compagna decide di suicidarsi con la certezza di raggiungerlo nell’aldilà, nonostante una coppia di pastori protestanti cerchi di dissuaderla. Film ambizioso, affascinante a suo modo, ma riuscito a metà: cupo, freddo, necrofilo, come si addice a un film sulla morte, ma anche disturbante per lo spettatore (era proprio necessario spezzettare la storia in segmenti brevissimi, intervallati da inquadrature dello schermo nero e da musiche dissonanti?) e ideologicamente discutibile. Sposa con convinzione il punto di vista del personaggio della Azéma, che è emotivamente un’esaltata (una donna equilibrata potrebbe fare una scelta così estrema per un uomo che conosceva da pochi mesi?), mentre non dà abbastanza spazio a quello della Ardant, che invece era più interessante nella sua problematicità: così la celebrazione dell’amour fou si affida a una vicenda che vorrebbe essere esemplare, ma lascia perplessi.
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