Regia di Matthew Vaughn vedi scheda film
Fin dal suo debutto con The Pusher il regista inglese Matthew Vaughn ha saputo dar vita a una sua cifra stilistica ben riconoscibile e riconducibile al suo amore sfrenato per il fumetto, il pop e, soprattutto, alla sua ossessione per 007 e il mondo delle spie.
Già creatore dell’epopea di The Kingsman, arrivato al momento a tre capitoli (Kingsman – Secret service, Kingsman – Il cerchio d’oro e il prequel The King’s Man – Le origini), Matthew Vaughn con Argylle, che sembra intenda collegare direttamente proprio alla sua saga di maggior successo, realizza il suo progetto probabilmente più ambizioso ironizzando con il cinema attuale e i suoi clichè di origine (soprattutto) spionistica.
È chiaro fin dall’inizio che il film non vuole essere serio, che vuole divertirsi e vuole soprattutto divertire il suo pubblico.
Con Argylle – La super spia il regista scherza con Ian Fleming, si burla di John le Carré e schernisce Frederick Forsyth mentre, al contempo, deride le complessità narrative alla Christopher Nolan riflettendo, nel frattempo, anche su tutto quello che oggi, al cinema, è così dannatamente meta cinematografico.
Poi però peggiora.
Perche Argyle è una (super) spia che, purtroppo, non riesce mai a funzionare per davvero.
Argyle più che un film di Matthew Vaughn sembra infatti la “parodia” di un film di Matthew Vaughn.
Sembra spesso fare il verso ai suoi stessi The Kingsmen, con i suoi colori ultra-saturi, i suoi set da cartolina palesemente fasulli e computer grafica in ogni scena d’azione oltre a dei personaggi esageratamente fumettistici, mentre in collaborazione con lo sceneggiatore Jason Fuchs imbastisce una trama (dall’assunto di fondo preso addirittura da I tre giorni del Condor di Sydney Pollack) intrecciando su schermo una quantità impressionante di luoghi comuni dello spionaggio classico, amplificandone per quanto possibile i momenti action (e ironici) e il tutto mostrando le capacità di muoversi tra le esagerazioni di un romanzo scritto e una specie di straniante pragmatismo di un mondo (pseudo) reale.
Nel corso della trama emergono anche riferimenti distopici alla vita eterodiretta (alla Truman Show?) mentre rivelazioni e soluzioni assomigliano fin troppo a quanto adottate anche dalla serie Amazon Prime Citadel dei fratelli Russo (ma in quel caso si prendevano al contrario fin troppo sul serio) ma quasi niente ha la verve che avrebbe dovuto sfruttare per contaminare l’azione con il divertimento.
Ma soprattutto il film sbaglia i due protagonisti principali, amplificata oltre modo dalla scarsa alchimia romantica tra un rilassatissimo Sam Rockwell, spia stropicciata ed efficiente quanto anche ben poco glamour, e una nevrotica Bryce Dallas Howard, donna comune stranamente (troppo?) a suo agio in una cospirazione internazionale di super spie.
Vorrebbero mostrare personalità, affascinare il pubblico o essere almeno originali ma entrambi falliscono in ognuna di queste cose.
Insieme a loro Henry Cavill, super spia che più che a James Bond assomiglia a un sicario della Spectre, e Bryan Cranston, Catherine O'Hara, John Cena, Samuel L. Jackson, Ariana DeBose e Dua Lipa.
Argyle è un film che dovrebbe essere divertente ma alla fine tutto è troppo consapevole e autocompiaciuto, talmente artificioso nel suo giocare costantemente su due livelli, tra l’immaginario e il reale, che queste finiscono, purtroppo, per confondersi e ad annullarsi a vicenda.
VOTO: 4,5
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