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Oppenheimer

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su Oppenheimer

di steno79
9 stelle

Non sono fra gli ammiratori incondizionati di Nolan, che è sicuramente uno dei cineasti più dotati in attività ma spesso sceglie progetti che risultano soprattutto funzionali ad una sua poetica un po' ridondante e cerebrale, ma aspettavo con molto interesse e curiosità questo "Oppenheimer", che è diventato un film-evento molto prima dell'uscita in sala, ed è riuscito a raggiungere cifre di incassi globali altissime, che molti suoi colleghi si sognano. "Oppenheimer" è un film biografico visionario, destrutturato in senso cronologico e spaziale secondo precise coordinate nolaniane, un tentativo di rivisitare soprattutto la parabola umana dello scienziato, lasciando un po' dietro le quinte la sua carriera accademica; un biopic insolito, "modernista" e frammentato, dove il progetto Manhattan a Los Alamos e la costruzione della bomba finiscono per occupare meno spazio rispetto ad un lungo processo subito da Oppenheimer in epoca maccartista per un presunto tradimento agli Stati Uniti. Dal punto di vista dei contenuti, Nolan per fortuna non avalla la follia distruttiva che, pur con l'alibi della necessaria vittoria in una guerra mondiale, arrivò a commissionare e poi utilizzare per ben due volte nell'arco di tre giorni questi orrendi ordigni chiamati "Fat man" e "Little boy" che causarono dei massacri di vittime senza precedenti nella storia dell'umanità, massacri che alcuni storici considerano a tutti gli effetti "Terrorismo di stato"; il regista rimane piuttosto critico e angosciato anche di fronte al coinvolgimento del suo protagonista, che dopo le esplosioni sarà tormentato da sensi di colpa, anche di fronte a Truman; il non aver adottato un'ottica giustificazionista lo metterei senz'altro all'attivo della pellicola. Dal punto di vista formale, Nolan insegue un suo personale "titanismo" alla Orson Welles che lo spinge anche stavolta al puzzle narrativo, per quanto più controllato e meno criptico rispetto a "Memento" e altre sue pellicole; le tessere si incastrano le une nelle altre senza il rischio dell'incomprensione, ma stavolta puntando su dialoghi a raffica, principalmente nella parte delle deposizioni e del processo, che rendono l'esposizione verbale alquanto pesante, spesso troppo fitta e troppo densa per l'attenzione dello spettatore medio, che non conosce molti degli avvenimenti che vengono descritti minuziosamente. Se dovessi rimproverare un difetto ad "Oppenheimer", lo farei proprio per questa verbosità ricercata ed esibita, di cui probabilmente non c'era bisogno in diverse sezioni di un film già impegnativo per la durata di tre ore; per il resto però non si può assolutamente negare il fascino della regia, esaltato da un montaggio di insolito dinamismo e che a tratti procede per libere associazioni, nonché una colonna sonora dello svedese Goransson che gioca su risonanze emotive molto più profonde rispetto alla media dei kolossal e blockbuster odierni. Davvero magistrale, nel cast, l'interpretazione di un Cillian Murphy impressionante nell'aderenza fisica e psicologica al vero Oppenheimer, con alcune scene nella seconda parte che giustificherebbero da sole l'assegnazione di un premio importante; fra i caratteristi ottime le prestazioni almeno di Robert Downey Jr come Lewis Strauss, Emily Blunt come Kitty, Florence Pugh come Jean Tatlock, ed apparizioni di lusso di Kenneth Branagh, Casey Affleck, Rami Malek e altri. In definitiva, un film d'autore al cento per cento che si è trasformato anche in un film per le masse, ma che per fortuna opera una ricognizione seria e per nulla epidermica nella biografia del fisico e in un contesto socio-politico di cui non si nascondono gli scheletri nell'armadio e le vergogne.

Voto 9/10

Christopher Denham, Gustaf Skarsgård, Emily Blunt, Devon Bostick, Josh Peck

Oppenheimer (2023): Christopher Denham, Gustaf Skarsgård, Emily Blunt, Devon Bostick, Josh Peck

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