Regia di Dev Patel vedi scheda film
Derivativo come ormai forse inevitabile, ma non mal realizzato come ad uno sguardo prevenuto si potrebbe supporre, il film di "un uomo solo per una impossibile, gigantesca vendetta" dell'esordio registico di Dev Patel-noto attore britannico per ruoli "etnici" come si dice adesso e anche protagonista per una volta non esageratamente "palestrato",-più che all'obbligato accostamento vista la riuscita che il successo con l'ultimo "John Wick 4", pare anche guardare a molto cinema di coreano di vendette e lotte, combattimenti pazzeschi degli ultimi venti anni, che dichiaratamente dallo stesso Patel ai due "The Raid" anglo-indonesiani, oltre che per l'illuminazione al neon e quasi sempre virata monocromaticamente a "Solo Dio perdona" di Refn, in questo caso però non so quanto questo possa essere un pregio.
La produzione di Jordan Peele si vede dal mettere come simbolo dell'arbitrio, della violenza endemica, della corruzione e dello sfruttamento sistemico di una nazionedagli enormi squilibri come l'India in cui è interamente ambientato, un certo "Partito Sovranista", dato per vincente alle elezioni nel film, e che esprimerebbe così poi il Presidente del gigantesco Paese, un guru estremistico-nazionalista, che noi spettatori sappiamo essere il primo e principale personaggio malvagio, genocida di donne, bambini, villaggi dati al fuoco, minoranze etniche e religiose massacrate durante le loro cerimonie, al comando della spietata e corruttissima polizia statale, che è ai suoi ordini, a pronto a tutto per accentrare a sè tutto il potere e il denaro, nonostante predichi povertà e spiritualismo.
Ovviamente, nonostante la globalizzazione imperante ben simboleggiata da una multinazionale attenta all'uniformità di pensiero e "messaggio" come la produttrice Netflix, il film è stato ben poco gradito nella stessa India, per l'immagine complessiva che dà del Paese e delle sue vere istituzioni di polizia e esercito.
Ted_Bundy1979
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