Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
Da buon asiaghese come ascendenza non potevo farmi sfuggire questa perla di Olmi del 69. Un film che, anche se dimostra i suoi 40 anni e più, ha il merito di rimanere sospeso nel tempo, ambientato com'è in un contesto quasi favolistico, in un Altopiano definito e ben presente, ma comunque remoto. La storia è quella di molti altri luoghi nell'Italia nel dopoguerra: fame e disoccupazione; l'unica alternativa all'andarsene è dedicarsi a 'lavori' molto rischiosi (sembra che ad Asiago le vittime tra i recuperanti siano state superiori a quelle della guerra in sè). E' questo che inizialmente decide di fare Gianni, che torna a casa dalla prigionia in Russia e non sa come sbarcare il lunario: trova nel vecchio recuperante Du un maestro rude che lo inzia all'arte, se così si può dire. Il film è volutamente scarno ed essenziale, e si basa moltissimo sull'interpretazione di questo fantastico vegliardo, scovato da Olmi in un'osteria a Gallio, e capace di un'interpretazione di una naturalezza inaudita per un non professionista (talmente naturale che sembra non si rendesse nemmeno bene conto di quale fossa la portata del suo ruolo, che non si impegnasse poi molto nell'imparare la sua parte e che spesso avesse bisogno di suggerimenti labiali per non 'impappinarsi' durante le riprese: incredibile). Ho trovato questo film un quasi capolavoro.
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