Regia di Luigi Vanzi vedi scheda film
Dalle piste da ballo agli zoo safari, dalle proteste dei neri ai raduni dei neonazisti, dai concorsi di bellezza alle ricerche aerospaziali, gli Stati Uniti sono un Paese con mille sfaccettature e altrettanti punti di forza e contraddizioni.
Per America Paese di Dio l'etichetta 'mondo movie' può apparire ingiusta: in fin dei conti si tratta di un documentario privo di forti toni scandalistici e/o polemici, e tantomeno di un lavoro che contiene immagini inquietanti, aberranti, abbinate a provocazioni e sarcasmi del caso. Ci troviamo piuttosto di fronte a un semplice documentario i cui intenti sono di rilevare le stranezze e le contraddizioni di una delle nazioni più grandi al mondo, che è al contempo la più potente: l'America, per traslato, ovvero gli Stati Uniti. Se mancano i commenti violenti o ridanciani delle opere di Jacopetti & co. è anche perchè Vanzi si è voluto qui affidare a testi di Italo Calvino, che si dimostra osservatore imparziale, critico ma non prevenuto, dei fenomeni d'oltreoceano; d'altronde anche la componente visiva, le scene che Vanzi (e Augusto Marcelli, accreditato come ideatore del progetto insieme allo stesso regista) decidono di includere nel suo lavoro non colpiscono particolarmente e non sembrano in alcun modo girate a copione o montate ad arte. Al di là di queste considerazioni, America Paese di Dio non è comunque un documentario che lasci il segno: ordinato e serio nelle sue pretese cronachistico-descrittive, non offre neppure tanto approfondimento sociologico, politico, economico, antropologico, limitandosi a spolverare qualche nozione enciclopedica qua e là. I collaboratori degni di nota non si esauriscono con Calvino: il montaggio è di Serandrei, la voce narrante di Emilio Cigoli, le musiche di Trovajoli e Lavagnino. 3/10.
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