Regia di Alain Resnais vedi scheda film
Ricorda Resnais che, quand’era bambino, suo padre lo ammoniva sempre “Guarda che la vita non è un romanzo!”: magari riuscissimo tutti a risolvere i nostri disagi infantili realizzando opere come questa... Il film racconta tre storie che si sviluppano in parallelo. Nella prima (che sembra una versione ancora più allucinata di L’anno scorso a Marienbad) un nobile, colpito dagli orrori della prima guerra mondiale, raduna tutti i suoi amici in un castello e dà loro una pozione che provoca l’oblio, per riportarli a una condizione di assoluta innocenza; ma la donna amata, diffidente (e peraltro già sposata con un altro), fa solo finta di bere, conserva la propria consapevolezza e provoca il fallimento dell’impresa. Nella seconda, che si svolge ai nostri giorni, un gruppo di insegnanti e studiosi di pedagogia partecipano a un convegno nel medesimo castello; nel tempo libero si dedicano anche a coltivare relazioni sentimentali, ma le trame ordite da Geraldine Chaplin per far cadere Sabine Azéma fra le braccia di un collega non vanno a buon fine (si verifica un errore di collega...): anche in questo caso, quindi, un progetto fallito. La terza storia è una favola interpretata da bambini: l’eroe sconfigge il tiranno e riporta la pace, come in tutte le favole che si rispettino. Forse il messaggio del film è la necessità di mantenere anche da adulti un po’ della capacità di sognare che si aveva da piccoli; in ogni caso, è un’opera di incantevole levità. E anticipa l’espediente su cui poi Resnais costruirà Parole, parole, parole...: personaggi che sostituiscono le canzoni ai dialoghi, come nei vecchi musical hollywoodiani (cioè nel genere cinematografico che più si avvicina al sogno).
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