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TÁR

Regia di Todd Field vedi scheda film

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Gangs 87

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La recensione su TÁR

di Gangs 87
5 stelle

Lydia Tár personaggio controverso e ambiguo, considerata una delle maggiori compositrici e direttrici d'orchestra al mondo, nonché prima donna in assoluto a dirigere la filarmonica di Berlino. Nel periodo in cui sta per registrare la sinfonia che potrebbe rappresentare l'apice della sua arte, il destino le gioca un tiro mancino che metterà a repentaglio la sua reputazione e la sua carriera.

 

Che fatica! Lo sguardo attento e dettagliato su questa parabola discendente di una musicista, la cui capacità artistica è direttamente proporzionale alla sua antipatia, ottimamente interpretata da Cate Blanchett (che per questo ruolo ha conquistato la Coppa Volpi al Festival di Venezia), motivo portante che mi ha indotto alla visione del film la cui trama ho trovato poco allettante, vuoi per la sua durata, vuoi per il modo in cui si decide di impostare la narrazione, è senza dubbio una delle visioni più faticose e noiose che ricordi.

 

Monologhi lunghissimi pregni di egocentrismo, asserviti alla necessità indubbia di rappresentare un personaggio complesso ma eccessivi e finanche troppo rappresentativi da diventare ingombranti; elemento invadente di una trama che finisce per rilegare il suo lato più interessante, l’accusa di abusi nei confronti della donna e il conseguente potere dell’orda mediatica infangante capace di mettere in discussione, senza diritto di replica, una carriera impeccabile, solo nell’ultima scarsa mezz’ora di un film la cui attenzione è stata già esacerbata da una durata notevole adoperata solo per ridondare concetti già abbastanza chiari da quasi subito.

 

Sarebbe stato interessante spendere qualche scena in più sul concetto che Lydia esprime benissimo, nelle prime battute del film, riprendendo uno studente di un suo corso per la mancanza di interesse nel dirigere i maestri classici, sulla base della politica dell'identità, incoraggiando gli studenti a guardare oltre le differenze superficiali, metro di giudizio (evidentemente della cultura moderna) di cui egli stessa, per un malaugurato gioco della sorte, poi rimarrà vittima.

 

Tra sospetti ed esplicite accuse, tutto il racconto iniziale diventa un boomerang demolitore, capace di radere al suolo una carriera e una vita invidiabili. Lydia Tár si rifugia in un luogo lontano e pur di continuare a dirigere musica, riduce la sua arte a tal punto che nell’ultima scena la vediamo dirigere la colonna sonora di un videogioco, al mero servizio di cosplayer, rappresentativi di quella gioventù, a suo modo ingrata, che ha contribuito al suo inarrestabile decadere.

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