Regia di Jac Avila vedi scheda film
Horror boliviano in costume, frutto della consueta collaborazione tra Jac Avila (sceneggiatore, attore e regista) e Amy Hesketh (produttrice e attrice). Un film che sacrifica il contenuto potenzialmente impegnato a favore di una più spinta rappresentazione sexploitation, garantita dalla nudità della Hesketh, ripresa piangente e sotto tortura.
1805, Nuestra Señora de La Paz (Bolivia). La piccola cittadina vive nel timore di un'invasione da parte della popolazione indigena, mentre alcuni ribelli stanno organizzando una rivolta contro la corona spagnola. Contemporaneamente una vampira sta spargendo il terrore, lasciandosi alle spalle sempre più cadaveri. Moira O'Higgins (Amy Hesketh), giovane spia irlandese in missione per conto dei rivoluzionari, viene trovata vicino al corpo d'una vittima e di conseguenza, nonostante la sua estraneità al delitto, catturata, accusata degli omicidi, fustigata pubblicamente, quindi condannata a morte per strangolamento. Nel frattempo Varna (Claudia Moscoso), una giovane suora amica della spia irlandese, intende collaborare con i rivoluzionari. In questo animato contesto, opera nell'ombra anche Asar (Jac Avila) signore delle vampire Nahara (Veronica Paintoux) e Aphrodisia (Mila Joya).
"Perché questo poteva ora con più coscienza affermare, dopo aver subito per cinque volte la corda, per quarantotto ore la veglia, per sette volte il fuoco: che coloro che avevano concepito la tortura e coloro che la sostenevano erano degli stolti; gente che aveva dell'uomo, e della propria umanità, la nozione che ne può avere il coniglio selvatico, la lepre. Braccati dall'uomo, dalla loro stessa umanità, stoltamente ne facevano vendetta nella questione: il giurista, il giudice, il boia. 'Forse il boia no, forse per il boia è che, considerato immondizia, dall'esercizio della crudeltà ottiene almeno, di umano, la coscienza di essere veramente immondo'."
(Leonardo Sciascia)
"Le donne hanno due tristi destini: essere sposa dell'uomo, o di Cristo."
(Varna)
Dead but dreaming: Amy Hesketh
La collaborazione tra Jac Avila (in veste di sceneggiatore, attore e regista) e Amy Hesketh (attrice e produttrice) prosegue, dopo la realizzazione di Maleficarum (2011), con questo low budget che sembra avere influenzato, in maniera significativa, la successiva regia della Hesketh (Olalla, 2015). In un contesto storico poco credibile, con inadatti e distraenti sbalzi temporali nel passato - dovuti all'inserimento di brevi sketches che vanno da 10.000 anni a.c. a una strana, teatrale, Roma imperiale del 57 a.c. - Avila inserisce nel lungometraggio, sostanzialmente catalogabile come film sui vampiri, elementi che rientrano in un preciso e costante discorso artistico, sminuito però dal fuorviante aspetto sleazy e da una grafica estrema che contrasta con le buone intenzioni. La posizione chiaramente femminista è annunciata dai discorsi di Varna (Claudia Moscoso) allo zio, un prete (Padre Ferenc, interpretato da Jorge Ortiz) che sostiene essere in azione una "lamiae", ossia una discendente di Lilith, la prima sposa di Adamo non riconosciuta dalla religione in quanto indipendente e ribelle al ruolo di moglie obbediente, sottomessa al marito.
Dead but dreaming: Amy Hesketh
Poi però, Dead but dreaming diventa, passata la prima mezz'ora, il classico sexploitation a firma Avila/Hesketh, con una lunga, dettagliata e insistita sequenza che ritrae la straziante agonia riservata alla Hesketh, destinataria d'una pena raggelante, anticipata da uno stupro multiplo: fustigazione (36 colpi di frusta, ripresi da varie angolazioni e in dettaglio uno per uno) in pubblica piazza e infine strangolamento con corda, sotto agli occhi del popolo compiacente. Un finale incompleto, forse aperto al seguito, riporta sulla scena la povera vittima vampirizzata, quindi "morta ma sognante", ora al servizio di Asar. La cinematografia di Miguel Inti Canedo si adegua allo standard di una telenovela dal ritmo inesistente che presenta, come unico aspetto positivo, una fotografia dai toni accesi e cromatismi accentuati per via dell'uso di faretti blu e viola. La sceneggiatura di Avila appare dispersiva, poco efficace, salvo raggiungere picchi funzionali proprio negli aspetti meno impegnati e di puro, per quanto malsano, intrattenimento. La Hesketh, nel collaudato ruolo di virginale "martire", dall'aspetto innocente, sottomessa, torturata e violata, sembra gradire il trattamento - ovviamente in un contesto di assoluta finzione - offrendo espressioni, urla e gemiti che la rendono particolarmente indicata nella parte. A differenza della restante filmografia di Avila, in questo caso, il finale, anche se irrisolto, è perlomeno positivo.
Dead but dreaming: Amy Hesketh
"Dacché nella famiglia umana, vi furono uomini che svestirono le forme umane per farsi impostori, cioè preti, dacché vi furono preti nel mondo, vi furono torture.
Volendo costoro mantenere tutti gli uomini nell'ignoranza, quando emergeva alcuno che avesse ricevuto da Dio tanta intelligenza da capire le loro menzogne, quell'intelligente era da questi demoni torturato."
(Giuseppe Garibaldi)
Dead but dreaming: Jac Avila e Mila Joya
Trailer
N.B.: il seguente video è riservato solo ed esclusivamente a un pubblico adulto
Dead but dreaming (Jac Avila, 2013) - Clip
F.P. 07/08/2022 - Versione visionata in lingua spagnola, inglese e francese (durata: 93'44")
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta