Regia di Scott Jeffrey, Rebecca Matthews vedi scheda film
Robert Bronzi è una copia impressionante del vero Bronson, di cui ha talmente bene imparato pure le movenze e la caratteristica camminata da vaquero, ogni minimo vezzo e cenno gestuale, senza naturalmente lasciare a meno importanza la mimica facciale essenziale. Da studiata maschera stilizzata, che è pensabile abbia studiato e affinato per anni, fino ad arrivare a un tale livello di mimesi, timbro vocale molto somigliante, compreso.
Anche come attore non è affatto male, e viene da pensare cosa avrebbe potuto fare in contesti produttivi e registica più professionali di quelli in cui si trova a operare, a firma del duo di registi britannici che sforna in serie da alcuni anni, film di genere perlopiù horror, dagli effetti digitali e trucco di mare up al risparmio seppure abbastanza efficaci, ma soprattutto una colonna sonora da Amiga veramente di rara rozzezza.
La fotografia invece è abbastanza curata seppure sempre nei limiti illuminotecnici di una produzione in digitale a basso costo, che cerca di emulare anche alcuni effetti di grana da pellicola.
Assurda la storia ma questo fa parte della sua ragion d'essere che spinge a concedergli una visione. Sembra davvero in diversi momenti di vedere Bronson alle prese con esorcismi e manifestazioni del maligno da poltergeist, possessioni e posseduti vari, ecc. Genere che tra l'altro non aveva mai affrontato almeno in anni di affermazione. Come sempre i due registi britannici riescono a ingaggiare un nome di certo richiamo o almeno dal passato in serie A, qui addirittura un ex kubrickiano e dallo spessore teatrale ma anche cinematografico di livello eccezionale come Steven Berkoff, nei panni del cardinale.
Non è assolutamente uno spreco totale la sua visione, e non è nemmeno peggio di altri prodotti consimili tecnicamente, come scritto nelle sue rare recensioni italiane, in certi siti di buffonerie e cialtronate senza nessuno spessore, tipo i400calci. Si distingue per la stranezza del protagonista Bronzi, un Bronson tornato dal passato come in film perduti e riemersi, che non ha bisogno di alcuna ricreazione digitale, per essere chi dice di essere, e che meriterebbe maggiore visibilità in film di "serie A".
John Nada
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta