Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Pupi Avati, come uno dei suoi cinque giovani, entusiasti e un po’ afflitti cavalieri, lancia un pacifico guanto di sfida. A un cinema - quello italiano - poco ambizioso e troppo preso dalle sue abulie e dai suoi equilibri e a se stesso. Sale a cavallo, con la sua macchina da presa, sensibile soprattutto ai sommovimenti dell’anima, legata dolcemente alle radici di un territorio, e tenta un’impresa affascinante, in molti momenti molto bella e cruda, con un ottimo lavoro sui luoghi e sullo spazio. Sceglie l’avventura e nell’incalzare dell’azione, nella progressione retorica e figurativa di un genere mai frequentato prima, nella paura, nel coraggio e nella baldanza degli scontri, delle fughe e delle armi, nelle inquietudini dell’errare e della “cerca”, ritrova l’aura del sacro (l’icona/reliquia della Sindone è il sacro lenzuolo per il quale si adoperano i ragazzi che vollero essere cavalieri), il senso profondo dell’amicizia, le illusioni della giovinezza, stato anagrafico ed emotivo aurorale, annuncio di un’altra stagione della Storia. Nel 1271 la settima Crociata è fallita e le spoglie di Luigi IX sono portate attraverso l’Italia. Un mondo finisce e cinque ragazzi, che non hanno nulla in comune, intraprendono un viaggio costellato di sangue, ferocia, speranze e confidenze, nel cuore di tenebra di un Medioevo illuminato dalla fede.
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