Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Quinto e ultimo film diretto dal grande Werner Herzog interpretato dal suo attore feticcio Klaus Kinski, un sodalizio iniziato nel 1972 con lo splendido AGUIRRE, FURORE DI DIO e che viene ricordato come una delle amicizie piu' burrascose e controverse della storia del cinema, infatti COBRA VERDE viene ricordato spesso per i continui litigi e le scintille che i due avevano durante le complesse riprese, e che li porteranno a non rivolgersi mai piu' la parola fino alla morte di Kinski avvenuta nel 1991. COBRA VERDE e' tratto dal romanzo di Bruce Chatwin IL VICERE' DI OUIDHA, ed e' un'occasione per Herzog per creare un anti-eroi folle e assetato di potere, parente strettissimo di quel Don Lope de Aguirre protagonista della pellicola prima citata. Il Cobra Verde che da il titolo al film, altri non e' che Francisco Manoel Da Silva, un cercatore d'oro del nord-est brasiliano, che una volta derubato dai suoi padroni si trasforma in assassino, bandito, sorvegliante di schiavi presso un ricchissimo latifondista brasiliano, per poi divenire lui stesso un commerciante di schiavi in Africa, raggiungendo addirittura la carica di Vicere' del Dahomey (l'attuale Benin), per poi cadere in disgrazia con la messa fuori legge del commercio degli schiavi. Opera che all'epoca venne ingiustamente maltrattata da una notevole parte della critica, che annunciava anche la fine del mito di Herzog. Peggio andra' per il lavoro successivo, quel GRIDO DI PIETRA massacrato all'unanimita' da tutti. Effettivamente COBRA VERDE non e' esente da difetti, sembra quasi che dopo l'enorme sforzo produttivo di FITZCARRALDO, Herzog abbia perso per strada parte della sua vena creativa, come gia' aveva dimostrato nell'ecologico ma modesto DOVE SOGNANO LE FORMICHE VERDI. Per COBRA VERDE le cose vanno certamente meglio, anche se il regista non riesce a trattare un argomento delicato e gravoso come quello della tratta degli schiavi, tema oltretutto poco sfruttato nella cinematografia, in maniera profonda e soddisfacente, concentrandosi eccessivamente sul suo istrionico protagonista, un Kinski non piu' al 100% come i precedenti lavori, e su situazioni da documentario etnografico come la lavorazione della canna da zucchero e gli usi e costumi di certe tribu' africane. Nonostante tutto COBRA VERDE e' un film da vedere con rispetto, girato da Herzog con la sua consueta eleganza e con il suo solito stile visionario e onirico che lo ha sempre contraddistinto e con il supporto dell'altrettanto onirica colonna sonora dei Popol Vhu. Piu' di un momento da incorniciare: il famoso finale con il protagonista che cerca di spingere una pesante imbarcazione in legno nell'oceano per poter abbandonare le coste africane, per poi crollare sfiancato dalla fatica e trascinato lentamente dalle onde alla deriva, il tutto sotto lo sguardo di un giovane africano poliomelitico. Senza pero' dimenticarsi del suggestivo incipt, dove un vecchio cantastorie cieco e sdentato narra in lingua portoghese le gesta del protagonista strimpellando un vecchio violino. In particolare l'episodio dove il bandito Da Silva fa il suo ingresso in un piccolo villaggio. Tutti gli abitanti fuggono, tranne un giovane oste deforme che lo accoglie nella sua locanda intimandogli severamente di lasciare fuori il fucile. Il giovane gli prepara da mangiare e gli racconta come si forma la neve e la sua magia. In risposta il famigerato bandito gli stringe le mani esclamandogli "non ho mai avuto un amico". Dopo lo sfortunato GRIDO DI PIETRA, Herzog si assentera' dal cinema per una decina di anni, dedicandosi a regie teatrali e alla realizzazione di alcuni splendidi documentari, fra cui APOCALISSE NEL DESERTO e CAVE OF FORGOTTEN DREAMS, senz'altro i miei preferiti. Tornera' al cinema nel 2001, senza pero' esibire quello stile che lo aveva reso celebre in tutto il mondo dandogli l'appellativo di "capofila del nuovo cinema tedesco".
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