Regia di Giuseppe Bertolucci vedi scheda film
Un piccolo grande film, storico, nostalgico. l'unica cosa, come sempre, chi non è toscano può non capire quel tipo di comicità che è spietatamente reale e surreale allo stesso tempo!
Definirlo un tragicomico è riduttivo e banale, Berlinguer ti voglio bene è un film esistenzialista e tragico. Si ride, è vero, ma è una risata che fa piangere, è una risata che lascia l’amaro in bocca. Mario Cioni è un agglomerato di problematiche che non ha la forza per emergere dalla gabbia in cui il mondo lo ha cresciuto; egli è l’unica figura “positiva” della pellicola perché, a differenza dei suoi “amici”, tenta una rivalsa che può avvenire ma che viene metodicamente stroncata dalla malvagità di chi gli sta attorno. A mio parere il sesso è un pretesto per dire altro, è vero che sono rare le scene dove non se ne parla ma la storia che si vuole raccontare è quella dell’individuo spacciato e tuttavia caparbio e ottimista. Cioni è un fallimento sociale, non individuale. Non credo che Berlinguer ti voglio bene appartenga al neorealismo, bensì appartiene a tutti coloro i quali lottano contro un mondo di ottusi e d’invidiosi; è un capolavoro in cui la figura del protagonista ne esce pulita a discapito del resto, a scapito di una società brutale e stolta. Il famoso sproloquio è caratterizzato da una volgarità angelica, ovvero innocente, poiché Cioni lamenta l’assenza di senso con cui avvengono le cose e non tanto la sua sessualità bloccata. Il finale è di una drammaticità struggente in quanto tutto è oramai dissoluto e perduto, in quanto tutto è oramai drammaticamente normale e perpetuamente relegato al volere degli altri.
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