Regia di Giuseppe Bertolucci vedi scheda film
Mario Cioni è un giovanotto originario di una cittadina della Toscana. Vive alla giornata e passa il suo tempo tra balere, cinema erotici e, se può permettersele, prostitute; quando riesce, lavora come muratore, ed è succube della madre, una donnona vedova, assai verace ed estremamente nevrotica. Mario ha mitizzato la figura del leader del P.C.I. Enrico Berlinguer, del quale tiene una foto nel campicello dove passa il tempo. Secondo Mario, all'influente uomo politico basterebbe un segnale dato in TV per scatenare una rivoluzione in grado di sovvertire l'ordine costituito ed ottenere il progresso sociale degli ultimi, categoria cui lui appartiene. Ma il tempo passa ed il segnale di Berlinguer non arriva. Questa commedia grottesca segna l'esordio cinematografico sia del regista Giuseppe Bertolucci sia di Roberto Benigni, il quale interpreta il protagonista Cioni, un ragazzone "sconvolto" da una ruotine quotidiana che non concede via di scampo - per miglioramento di condizioni economiche, sentimentali o sociali - vissuta in un ambito territoriale estremamente ristretto; una località ove il progresso avanza insensibile; ne sono simboli l'autostrada ed i palazzoni in costruzione, i quali divorano ettari di campagna ormai abbandonata a sè stessa, tra i quali emergono testimonianze di un passato contadino, di cui non sono sopravvissuti che gli aspetti peggiori (case coloniche scalcinate, campi in stato di semi-abbandono, avidità e gretto calcolo diffusi). Anche la politica non ha molto da dire - e da dare - in questo ambiente; ci sono tracce di un diffusa militanza di sinistra, il cui "fiume ideologico" si è diviso in molti rivoli, poi inariditisi. Vediamo "Case del Popolo" frequentate solo per passare il tempo; partecipazioni sterili a dibattiti altrettanto sterili; la vana attesa di una riscossa sociale cui nessuno crede più. I personaggi del racconto giungono a fare autoironia sulla vacuità delle loro vite. Si sfogano verbalmente, scagliando volgarità su volgarità. In ciò Mario è un buon "allievo", sia dei compagni più anziani, sia della madre, la quale passa buona parte del tempo a stramaledire lui ed il momento in cui è venuto al mondo. In questo sconfortante contesto, non accade praticamente nulla; nella prima parte del film, Mario rischia di perdere una delle sue certezze. A causa di un crudele scherzo crede che la madre sia morta; non è così, ma una sorta di perdita finisce per subirla, come raccontato nella seconda parte del recconto. Il suo amico Bozzone gli vince al gioco una somma che egli non è in grado di pagare. L'uomo, pertanto, pretende ed ottiene di far l'amore con la mamma, "focosa" nonostante l'età. Imprevedibilmente, tra i due nasce del tenero, e Mario rimane sconvolto dall'idea che Bozzone, a modo suo capace d'essere gentile, possa entrare in famiglia. Le tonalità sono grottesche; è concesso molto spazio agli sproloqui volgari di Mario, che articola complesse costruzioni d'insulti a sfondo sessuale, tanto quando è in compagnia, quanto e di più nei momenti in cui è solo con sè stesso. Sono personaggi sopra le righe anche la mamma (Alida Valli), Bozzone (Carlo Monni) ed i molti comprimari, tra i quali non mancano quelli con evidenti menomazioni fisiche o dall'aspetto poco attraente. Spicca il contrasto tra abiti sgargianti di molti tra i personaggi ed il deprimente ambiente in cui vivono. Al primo impatto la visione può risultare sgradevole, se non disturbante. Chi ha conosciuto Roberto Benigni con le opere "La Vita E' Bella" e successive rimarrà senz'altro ... interdetto dalla sua espressivit,à che in quest'opera è decisamente priva di filtri. Personalmente, ho apprezzato il film, non tanto per la trama, che ho trovato di scarsa consistenza, quanto per la vivide descrizioni di un mutamento dei tempi e delle sue inevitabili vittime.
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