Regia di Louis Malle vedi scheda film
Alain è sposato con Dorothy, una ricca americana che non vedremo mai; era stato scrittore, è diventato alcolizzato, ora vive ancora (a spese della moglie) in una clinica francese dove è stato disintossicato da tempo ma che lui non vuole lasciare; sapremo dopo che Alain si era rifugiato nell’alcol per paura di crescere, di diventare adulto, con inevitabili compromessi, adeguamenti agli altri e alle varie esigenze o convenzioni sociali. Ora è guarito dall’alcolismo, ma così si accentua il rifiuto di crescere e accettare la vita. Sullo specchio del bagno ha scritto la data stabilita per la sua fine, fra due giorni; si reca a Parigi (contro il parere del suo medico) a ritrovare ambienti amici e conoscenti, incontri diversi, ma che lo confermano nel suo rifiuto di adattarsi a vivere in ognuno di quei vari modi. Ogni incontro lo riconferma nella sua decisione, che realizza al suo rientro in clinica, come programmato.
È importante chiarire alcuni punti chiave del racconto, per evitare incomprensioni del senso del film: Alain non è più alcolizzato, è dichiarato guarito da un pezzo; inoltre ha ormai programmato il suicidio, non sono gli incontri che ve lo spingono; tutt’al più non servono a distoglierlo, ma lui non sembra cercare aiuto: è ormai morto, è la residua immagine di un morto sepolto, un fuoco fatuo; quando un amico ricorda che lui si era addormentato ubriaco sulla tomba del milite ignoto lui dice che sarebbe stato meglio sistemarsi sotto la lapide. È già morto, fin dall’inizio del film, perché è finita la giovinezza; il film lo accompagna confemando allo spettatore l’insensatezza del vivere, in quasiasi forma adulta: solo i bambini e i ragazzini sono vivi. Non si tratta di depressione né di incomunicabilità: Alain capisce e proprio per questo rifiuta tutte le forme di apparente vita cui si rassegnano gli altri.
Una volta gli alunni di una classe alla vigilia della maturità mi chiesero previsioni sul loro futuro di esseri umani; ho detto che dopo venti anni sarebbero stati come i loro genitori; allarmati, mi hanno chiesto se davvero pensavo di loro una cosa così terribile.
Il film lo dice molto bene. Troppo bene.
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