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Fuoco fatuo

Regia di Louis Malle vedi scheda film

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La recensione su Fuoco fatuo

di steno79
9 stelle

Uno dei film più coraggiosi e onesti nell'affrontare il difficile tema del fallimento esistenziale che spinge al suicidio. Da un romanzo di Pierre Drieu La Rochelle, che morì effettivamente suicida nel 1945, Louis Malle trae una riflessione rigorosa sul male di vivere, dove seguiamo le vicende di Alain, un alcoolizzato che ha appena completato una cura di disintossicazione in una clinica di Versailles e che sembra guarito, ma, in realtà, non prova più alcun piacere a vivere, poichè distrutto dai sensi di colpa. Vaga senza scopo reale per la città di Parigi, incontra vecchi amici, ma è sempre attanagliato dalla disperazione che lo condurrà a un gesto fatale. 
Data la particolare gravità delle tematiche affrontate, il film non fu un successo di pubblico all'epoca della sua uscita e anche in seguito non è rimasto fra le pellicole più celebri di Malle: qui il regista non ha voluto provocare lo spettatore come lo fece in film quali Les Amants, Pretty baby o Il danno, ma si è messo completamente al servizio del testo di Drieu La Rochelle, spostando l'ambientazione dagli anni Trenta agli anni Sessanta (anche se, a dire il vero, il protagonista talvolta si esprime in una maniera da intellettuale tormentato che sembra più consona agli anni Trenta, ma si tratta di un difetto poco rilevante nell'economia generale dell'opera). Ammirevoli molti episodi come l'incontro con Lydia, un'amica della moglie con con cui Alain ha un fugace rapporto amoroso, oppure l'incontro con monsieur Dubourg, l'ex compagno di bagordi ormai imborghesito che non gli appare più la stessa persona di una volta. Pur con alcune ricercate rotture di tono nel ritmo narrativo, resta però un'opera dall'andamento classico e non ascrivibile alla sperimentazione tipica del movimento della Nouvelle Vague, a cui Malle non volle mai aderire in maniera esplicita, pur restandone influenzato in altre opere. Maurice Ronet è un protagonista straordinario per l'intensità che ha saputo conferire al personaggio e per l'impressionante 
immedesimazione a livello fisico, con un volto emaciato che trasuda costantemente paura e angoscia; fra i caratteristi, buone risultano soprattutto le prove di Lena Skerla, Alexandra Stewart, Bernard Noel, Jeanne Moreau (in un piccolo ruolo) e, in una brevissima apparizione, si rivede anche Henri Serre, protagonista di Jules e Jim di Truffaut, in seguito praticamente sparito dallo schermo. Ottima anche l'utilizzazione della musica non originale di Erik Satie dal sapore malinconico, perfettamente adeguata alle immagini in bianco e nero. Per la sua sobrietà e il rifiuto di facili effetti drammatici questo film fa pensare spesso a Bresson, di cui Malle era stato aiuto-regista prima di debuttare in proprio.
voto 9/10

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