Regia di Bruno Gaburro vedi scheda film
Una modella si ritrova per caso in una villa abbandonata, dove assiste a un omicidio. Ricoverata in stato di choc, la ragazza non viene creduta da nessuno, o quasi: un poliziotto indaga sul caso e qualcuno nel frattempo tenta di farlo archiviare come un assurdo parto di fantasia.
Per Gaburro La morte è di moda è un drastico cambio di rotta, quasi una dichiarazione d'intenti (volersi finalmente prendere sul serio, dopo una manciata di titoli erotici e del tutto inconsistenti) e di certo una delle pellicole meglio riuscite. Il che non significa, dato il personaggio in questione, che si tratti di un capolavoro, anzi: blandissimo thriller con retrogusto horror, il film mostra tutti i limiti di una produzione mediocre e di una scrittura approssimativa (la sceneggiatura è firmata da Luciano Appignani, al suo primo e ultimo ruolo in veste di scrittore di cinema: certo non per caso), ma quantomeno gode di una struttura narrativa lineare, facile a seguirsi e di una risoluzione dell'intreccio altrettanto semplice e apprezzabile. Indecisa la prestazione di Teresa Leopardi, esordiente su un set e già inserita in un ruolo di protagonista (manco a dirlo, non farà tanta strada nel cinema), mentre al suo fianco possiamo trovare qualche caratterista tipico del periodo o qualche interprete di serie B/C del calibro di Miles O' Keeffe, Anthony Franciosa, Marina Giulia Cavalli, Giancarlo Prete. Gaburro sa quello che vuole: confezionare alla meglio, con quel poco che ha a disposizione, un prodottino da mettere sul mercato; il successo popolare gli arriderà però soltanto qualche anno più tardi, quando girerà Abbronzatissimi e il suo sequel (1991 e 1993), per poi chiudere la carriera come regista di fiction televisive. 2,5/10.
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