Regia di Bahman Ghobadi vedi scheda film
Ghobadi non possiede ne’ il rigore autoriale e la finezza di un Kiarostami, ne’ il genio e il virtuosismo di un Pahnai, ne’ la fantasia e l’inventiva grafica dei Makmahlbaf, ma in compenso il suo stile si distingue per una maggior dose di tensione, vigore, pathos. Siamo piu’ vicini all’inquietudine e alla frenesia del free cinema che al populismo pacato e dimesso del neorealismo, al quale sovente si ispira il cinema iraniano. E’ un film che rende letteralmente l’idea del disagio materiale dei profughi curdi, e in questo ricorda molto gli affannosi salvataggi nel fango dei soldati di “Kippur” (dell’israeliano Gitai).
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