Regia di Nagisa Oshima vedi scheda film
Piccola meraviglia di glaciale eleganza figurativa, realizzata da uno dei grandi maestri della cinematografia giapponese. La vicenda, ispirata a due racconti di Ryotaro Shiba tratti da Shinsengumi Keppuroku, si pone al centro della breve esistenza dello Shinsengumi (corpo speciale di polizia formatosi nel 1863 per proteggere l’imperatore e Kyoto, allora capitale imperiale) e si conclude sulla splendida immagine di Hijikata (Kitano) che sfoderando la propria katana abbatte un giovane ciliegio in fiore, esiziale prefigurazione del declino di un'epoca. Oggi simbolo principale del Giappone nonché di tutte le arti marziali, il ciliegio - sakura - venne adottato dai samurai quale emblema di appartenenza alla propria casta. Nell'iconografia classica del guerriero, esso rappresenta insieme la bellezza e la caducità della vita.
Il samurai, abituato a pensare alla morte in battaglia non come fatto negativo ma come unica maniera onorevole di andarsene, rifletté nel fiore di ciliegio questa filosofia.
Un antico verso, ancora oggi ricordato, recitava: "hana wa sakuragi, hito wa bushi" che tradotto significa: "tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero" - (Come il fiore del ciliegio è il migliore tra i fiori, così il guerriero è il migliore tra gli uomini).
Gohatto, rappresenta anche un'acuta riflessione sull'estremo potere della sessualità che è, pertanto, anche una formidabile arma di potere.
Seducente.
"Ho passato la mia vita a infrangere tabù"
Kitano ebbe modo di lavorare con Oshima una prima volta nel 1983, in Furyo.
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