Regia di Tobias Lindholm vedi scheda film
MAI PROIETTATO NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE
VISTO SU NETFLIX IL 7 NOVEMBRE 2022
Un infermiere si aggira per le camere dell’ospedale, reparto terapia intensiva. È silenzioso, gentile e competente. E aiuta una collega malata di cuore ma costretta a lavorare perché ancora sprovvista di assicurazione per permettersi l’intervento chirurgico che le salverebbe la vita. L’infermiere silenzioso si aggira per le camere dell’ospedale, quasi non notato dal resto dello staff sanitario. Si avvicina ai letti dei pazienti, come uno squalo accosta le sue prede per studiarle, prima di sferrare l’attacco mortale.
Una storia vera ridotta per il cinema, quella del regista danese Tobias Lindholm (molto ben valutato su FilmTv il suo A Hijacking del 2012), ispirata dal resoconto biografico sul serial killer Charles Cullen pubblicato col libro del giornalista Charles Graeber dal titolo The Good Nurse: A True Story of Medicine, Madness, and Murder e riscritta dalla sceneggiatrice scozzese Krysty Wilson-Cairns con il supporto dello stesso Graeber. Un film coinvolgente dal primo all’ultimo minuto e, allo stesso tempo quieto, come a voler trasmettere allo spettatore il modo ovattato col quale, questo paramedico bullizzato da ragazzino e che a nove anni aveva tentato il suicidio, per anni causò la morte di centinaia di persone inermi, senza mai riuscire a spiegare il perché. Il tutto nel sospetto ma anche con l’inerzia dei suoi datori di lavoro. Una pellicola costruita con immagini nitide grazie all’ottima fotografia (Jody Lee Lipes, al lavoro anche nel bellissimo Manchester by the Sea del 2016) e con l’appropriata colonna sonora del norvegese Biosphere, specialista di musica elettronica e ambient. Lo script manca dove non ha saputo inserire qualche attimo di alleggerimento del racconto in immagini, con dialoghi fin troppo essenziali, senza una minima dose di appropriata ironia e per semplicità più adatti a una produzione televisiva.
Nel cast spiccano le ottime interpretazioni dei premi Oscar Jessica Chastain (flop per lei nel 2020 con il deludentissimo Ava, vedibile su Netflix) e Eddie Redmayne (nel 2020 nel cast dell’applaudito Il processo ai Chicago 7). L’attrice californiana è bravissima e come sempre intensa e credibile nei panni della sofferente collega dell’assassino, prima confortata da quell’amico disposto a supportarla, poi sgomenta di fronte all’emergere della sconvolgente verità. L’interprete londinese mette di nuovo in mostra le sue straordinarie doti espressive nel riprodurre il misto di affidabilità ingannevole e inquietante sfuggevolezza di Charles “Charlie” Cullen. Molto bravi nei panni di Tim Braun e Danny Baldwin, i due detective che un po’ per caso approdarono alle indagini sul giustiziere di pazienti, rispettivamente Noah Emmerich (che mi piace ricordare per la sua parte nell’ottimo poliziesco Pride and Glory - Il prezzo dell'onore, 2008) e Nnamdi Asomugha (protagonista nel 2017 dell’apprezzato Il coraggio di lottare).
Ci sono persone ricoverate la cui sacca di soluzione salina è stata avvelenata. Qualcuno deve scoprire che sta rischiando la morte e salvarlo. Un film da vedere per una serata di buona suspence. Voto 7.
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