Regia di Alice Rohrwacher vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: LA CHIMERA
La Chimera di Alice Rohrwacher è un autentico caso ed emblema di come il nostro cinema venga mal distribuito, mal tutelato e poi si trasforma in una sorta di seconda vita cinematografica con medie per sala molto alte rispetto a film con una distribuzione più aggressiva.
Ed è un vero paradosso visto che la regista è molto amata e accreditata a Cannes luogo dove con i due film precedenti (Le Meraviglie e Lazzaro Felice) che compongono un’ideale trilogia con La Chimera ha portato a casa un Gran Premio Speciale e una Migliore Sceneggiatura.
La Chimera non ha vinto niente, è stato distribuito nel limbo di un novembre ancora fagocitato da Paola Cortellesi e lasciato in balia di sé stesso. Poi, tramite una strana campagna social portata avanti dalla stessa regista col protagonista Josh ‘O Connor, il film ha iniziato a riempire le poche sale messe a disposizione diventando un autentico successo di nicchia.
La Chimera è un film che mi ha spiazzato e che ammetto di avere delle difficoltà a recensirlo.
La Chimera è un film che incarna tutto il Rohrwacher pensiero, è un autentico film di regia che racchiude tutte le tematiche care alla regista.
La Toscana rurale, personaggi borderline che si impongono in una realtà onirica, un linguaggio che mescola poesia visiva e fantasia dell’anima.
Eppure, c’è un qualcosa in fase di sceneggiatura e di struttura della storia che non prende e che ti lascia quasi indifferente in 130 minuti che ho trovato lunghissimi.
Protagonista è Arthur, un archeologo inglese che ha il dono di sentire gli spazi vuoti sottoterra che nascondono in realtà delle tombe etrusche.
Siamo nella Tuscia anni ’80, dalle auto dell’epoca si spande la voce di Vasco Rossi che canta Vado al Massimo e la colonna sonora finale è dominata dal valore simbolico di Franco Battiato e i suoi “Uccelli”.
Arthur, come modello Orfeo, è segnato e ossessionato dalla perdita della sua Beniamina. Il suo ricordo è un sogno in 4:3, il loro amore è stato maledetto dal sole, è legato al suo fantasma da un sottile filo rosso che gli impedisce non solo di dimenticarla e lasciarla andare nel mondo dei morti ma anche di amare le altre donne che rappresentano la realtà.
Per dare un senso alla sua vita, Arthur continua a frequentare la casa di Flora (madre di Beniamina) una donna che non accetta le cose brutte della vita. Non accetta la morte della figlia, non accetta di vivere in sedia a rotelle per una gamba malandata, non accetta che la sua casa si distrugga dall’umidità. E’ una donna circondata da un esercito di figlie dai capelli rossi che non aspettano altro di monetizzare il declino della mamma.
Arthur soprattutto frequenta una banda di tombaroli che in realtà sono dei veri e propri derelitti che sembrano usciti dai Clown di Fellini e con volti e gesti molto pasoliniani.
La Chimera di Alice Rohrwacher è un film che parla della convivenza tra i vivi e i morti, sul senso del rispetto del ricordo tra il sacro e profano, delle tombe vere e quelle che ci costruiamo nella nostra mente perché non accettiamo di vivere la vita che il destino ci ha riservato.
E in questo contesto Arthur dovrà capire se quello che vuole è vivere nel ricordo di Beniamina cercando di rincorrere un mondo dei morti dove ritrovarla e vivere con lei per sempre oppure vivere con Italia, una ragazza brasiliana che funge da badante e allieva di Flora e che cerca di insegnare all’affascinante inglese il senso della vita ma soprattutto il senso dell’amore attraverso un loro linguaggio dei segni e un lor loro linguaggio del corpo.
Italia rianimerà la stazione fantasma e abbandonata come un cimitero antico di Riparbella trasformandola in una comune per sole donne che ricorda la felliniana Città delle donne anche se Arthur non è molto Snaporaz.
La Chimera ondeggia per 130 minuti alla ricerca di un qualcosa che forse nemmeno la stessa regista sa cos’è perdendosi nel suo simbolismo e nel suo viaggio onirico fatto di tombaroli brutti, sporchi e cattivi; di donne che tengono in mano il vero senso della vita e di innamorati vestiti sempre dello stesso vestito bianco sempre alla ricerca di un amore perduto che non tornerà più (forse solo in sogno di cui non si conosce il finale) ma che non riescono ad accettare.
So che mi attirerò molti nemici ma il film non mi ha convinto.
Voto 5,5
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