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La chimera

Regia di Alice Rohrwacher vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su La chimera

di alan smithee
6 stelle

locandina

La chimera (2023): locandina

FESTIVAL DI CANNES 76 - CONCORSO

Al Festival di Cannes 76, nella sezione Concorso, il nostro paese ha partecipato anche con La Chimera, il film che riporta in regia, per un nuovo lungometraggio, la talentuosa Alice Rorhwacher, sorella dell’attrice Alba, anche lei coinvolta nell’operazione in un piccolo ma fondamentale ruolo di cattiva ricettatrice di reperti storici.

Sullo sfondo della storia, l'Italia un po' ladrona e un po' ruffiana della Rohrwacher è quella pittoresca e un po' magica dei derelitti; quella di chi vive di espedienti. Ma anche quella di chi sa trovare dalle difficoltà della vita il sentimento puro per riuscire, nonostante tutto, ad andare avanti.

Un film ambientato tra le campagne dell’Etruria in una Italia anni ’80 ove vivono di furti e compromessi squadre di tombaroli alla ricerca di preziosi reperti della civiltà locale, sepolti e celati dal sottosuolo.

Nel cast spicca il bravo attore britannico, di classe 1990, Josh O’Connor, da noi noto soprattutto per La terra di Dio di Francis Lee (2017) ed Emma di Autumn de Wilde (2020), affiancato dalla seducente Carol Duarte, mentre tra i comprimari troviamo Alba RorhwacherVincenzo Nemolato, e soprattutto Isabella Rossellini, nel ruolo eccentrico e pittoresco della nobildonna decaduta Flora.

Josh O'Connor

La chimera (2023): Josh O'Connor

Arthur, un giovane archeologo inglese dalle preziose doti da rabdomante, viene rilasciato dalla detenzione inflitta dopo essere stato implicato in traffici di opere di scavi clandestini.

Senza soldi, vestito solo del suo, un tempo, candido completo bianco, certamente inadeguato alle circostanze, rientra nella baracca ove trovò modo di accasarsi tempo prima per aiutare gli abitanti del luogo a fare riemergere le preziose opere d’arte prodotte dalla misteriosa civiltà degli Etruschi.

Un’attività che il giovane ricercatore esegue non per brama di soldi, bensì per assaporare l’emozione della scoperta di nuove, incredibili opere d’arte sepolte dal tempo e dalla storia.

Tutti festeggiano il suo ritorno, ma il giovane non va per nulla fiero del passato, e continua la sua opera da benefattore solo per amore dell’arte, dando espressione alle doti di sensitivo delle profondità del sottosuolo.

Carol Duarte

La chimera (2023): Carol Duarte

Il giovane torna a bazzicare presso la vecchia casa nobiliare di Flora, una eccentrica anziana che vive di ciò che le resta di un passato di agiatezze, insieme alle tre figlie arriviste che vogliono internarla in un ospizio per vendere ciò che resta dell’antica proprietà in rovina.

La cameriera della donna, la dolce e bella Lalia, resta sempre il desiderio irrealizzato del giovane, che intanto si fa coinvolgere nuovamente nel recupero di una bellissima statua antica, su cui ha messo le mani un’ambiziosa ricettatrice scaltra e senza scrupoli.

Sfrattato dalla sua baracca abusiva, Arthur scopre che Lalia e le sue amiche hanno occupato la vecchia stazione in disuso di Reparbella, facendo nascere una comunità di mutuo soccorso in cui il giovane potrebbe trovare riparo e quell’amore fino ad ora solo percepito come un vago abbaglio.

"Tu non sei fatta per gli occhi degli uomini"

Nel cinema di Alice Rohrwacher l’ambiente circostante, specie se contadino o comunque umile e disagiato, ha sempre costituito il perno di molta parte, se non proprio tutta, della sua straniata narrazione a metà strada tra il realismo esasperato e i colorati quadri naif color pastello.

Al centro delle sue inquadrature, una natura madre che ripaga dello sforzo a lei dedicato con i propri prodotti: in questo caso, i reperti di antiche illustri civiltà, il cui splendore resta davvero la sola testimonianza, impossibile da catturare nella vita e nell’opera dei suoi debosciati discendenti, e tra i luoghi in semi abbandono o comunque trascuratissimi che oggi ne accolgono le preziose spoglie.

Il traffico di reperti storici preziosi, tasselli imprescindibili senza i quali è impossibile tracciare un rapporto compiuto su una delle civiltà più antiche, progredite certo, ma anche misteriose della nostra penisola, è solo uno degli aspetti de La Chimera, ultima, affascinante quanto disomogenea opera dell’autrice di Corpo CelesteLe Meraviglie e Lazzaro Felice.

Una regista che si è fatta apprezzare anche grazie a corti illuminanti come Omelia contadinaLe pupille e soprattutto Quattro strade; quest’ultimo assai indicativo del valore che l’ambiente circostante esercita sui comportamenti delle popolazioni che lo insediano.

Josh O'Connor

La chimera (2023): Josh O'Connor

Su questo presupposto si innesta una storia di sentimenti e d’amore che inizia in modo corale e si sviluppa attraverso un corteggiamento tra il giovane protagonista dai poteri di rabdomante e la dolce ma tenace cameriera-apprendista di musica, governante alla nobiltà decaduta che sopravvive come può nella casa fatiscente di Flora.

Anche stavolta, ancor più che ne Le Meraviglie e in Lazzaro Felice, la Rohrwacher dà vita ad un lavoro un po’ confusionario, ma vivo e impellente, che si fa ammirare più per i singoli guizzi di vita e orgoglio che esplodono sullo schermo senza preavviso, come scintille provocate dall’attrito di due corpi solidi e ruvidi, che per la storia in sé, talvolta un po’ dispersiva.

Apprezzabile l’alchimia che nasce poco per volta tra i due protagonisti, ben coinvolti nella vicenda, di cui Josh O’Connor, alto ed affascinante, e Carol Duarte, tenera e insieme carnale e solare, non priva di piglio, validamente si impadroniscono, fornendone un ritratto pieno di interessanti sfaccettature.

Il finale sospeso come il volo degli uccelli raggiunge quote sublimi sotto il ritmo solenne e opportuno de Gli Uccelli, capolavoro di Franco Battiato, e in quel momento brividi di emozione pervadono lo spettatore legandolo ancor più a questa singolare opera non completamente decifrabile, ma certamente affascinante.

 

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