Regia di David Gordon Green vedi scheda film
Sono trascorsi quattro anni da quando il mostro immortale Michael Meyers è tornato a far bagni di sangue.
Da quel momento la tenace Laurie Strode (Jamie Lee Curtis, ormai un'icona imprescindibile per la serie, giunta complessivamente al suo tredicesimo appuntamento) ha pianto la figlia rimasta uccisa proprio dal mostro, e ha allevato una deliziosa nipote Allyson (Andi Matichak) che stenta tuttavia ad integrarsi all'interno delle amicizie legate alle proprie frequentazioni.
Un concitato incipit, ambientato naturalmente in una sera di Halloween, ci mostra come la vita dello studente modello e pure un po' nerd di nome Corey (Rohan Campbell) va a rotoli quanto, subendo lo scherzetto sadico del bimbo a cui fa da babysitter, finisce per causarne una morte tremenda quanto plateale sotto lo sguardo dei propri inorriditi genitori.
A quel punto, incolpato di omicidio colposo, il giovane viene rimesso in libertà ma la considerazione che provoca sulla maggior parte dei suoi concittadini è davvero all'insegna del disprezzo e della più radicale intolleranza.
A questo punto il male che cova dentro il ragazzo, in qualche modo crea le basi perché lo spirito di Michael possa in qualche modo rimaterializzarsi, inducendo il giovane a divenire egli stesso il mostro che da tempo manca alla città.
A quel punto, trovando solidarietà solo in Allyson, che si innamorerà del ragazzo, ecco che Meyers tornerà a dar noia alla ragazza, e a coinvolgere pure la vitale e battagliera nonna di costei: la inarrendevole ed ormai scafata Laure, alle prese, finalmente, e forse per davvero stavolta, con la resa dei conti definitiva.
Sperando e meritandoci ormai di esser giunti al capitolo finale di una saga che non ha mai cessato di richiamare proseliti. Halloween End rivede per la terza volta consecutiva impegnato in regia David Gordon Green, che dà vita ad un film spigoloso e pieno di situazioni che sembrano tergiversare anziché predisporsi al gran finale tanto atteso.
Eppure, nonostante qualche pasticcio di scrittura, la figura contrastata e sin antipatica o quasi repellente di Corey Cunningham, reso sullo schermo in modo interessante dal bravo Rohan Campbell, si rivela alla fine l'aspetto più originale di un film che nasce solo per la predisposizione di un finale che intende essere definitivo e convincere finalmente il pubblico che è ora di cambiare serialità e mostro.
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