Regia di Anthony Daisies (Antonio Margheriti) vedi scheda film
Un giornalista viene spedito nello spazio per studiare e raccontare l'operato di una missione di astronauti. L'uomo viene accettato male dal gruppo, ma, all'insorgere di un'emergenza, risulterà sulle sue spalle la responsabilità di salvare la Terra in pericolo.
Space men è un film realmente brutto, principalmente a causa della miseria più che evidente dei mezzi a disposizione del regista; ma è proprio grazie al nome di quest'ultimo che la pellicola viene ricordata. Trattasi infatti dell'esordio dietro la macchina da presa per Antonio Margheriti, che qui si firma Antony Daisies, traduzione circa letterale in inglese; tutto il cast - italianissimo - sceglie nomi d'arte esterofili, come era usanza ai tempi, per spacciare il lavoro come straniero: caratteristica che in qualche modo lo nobilitava agli occhi del pubblico italiano. Vassilji Petrov, per esempio, è lo sceneggiatore: non è un mistero che dietro tale pseudonimo ci sia nientemeno che Ennio De Concini; fra gli attori invece possiamo trovare Rik Von Nutter (l'americano Rik Van Nutter), Gaby Farinon (Gabriella Farinon), Frank Fantasia (Franco Fantasia) e altri interpreti via via di minor rilievo in parti marginali. Interessante notare anche che J. K Broady, autore della colonna sonora, è in effetti Lelio Luttazzi (!), altra presenza che avrebbe certamente giovato al film l'essere citata 'allo scoperto'. Del lavoro in sè, d'altronde, c'è poco da dire: squinternata vicenda di (dis)avventure spaziali con qualche vaga pretesa psicologica e qua e là scene che si potrebbero presumere spettacolari; tutto ciò che di buono potrebbe esserci, a ogni modo, è vanificato dal budget prossimo allo zero (per capirci: modellini di astronavi ripresi da vicino: ovunque lungo il film). Margheriti insisterà con la fantascienza anche nella sua seguente regia, Il pianeta degli uomini spenti (1961). 2/10.
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