Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film
Sono combattuto.
Un frankenstein crea una donna che pian piano prende coscienza di sé e diventa padrona del suo destino. Detto così sembrerebbe bello, e lo é, ma per me arriva in un momento dove si spinge sull'emancipazione femminile, sul potere paritario, sull'inclusività, sul trasgender ecc.ecc. e mi chiedo quanto sia "libero" questo ultimo lavoro di Lanthimos, regista a volte estremo e per nulla banale?
Poco, perché è sporcato dalla politica del momento, non per caso la vittoria a Venezia. Qualcuno potrebbe dire: ambé, sei contro i diritti per la donna?
No, risponderei io, potrei elencare film del passato simili nelle tematiche, dove la lotta ai diritti della donna erano più vere e sentite.
Lanthimos alla fine dei giochi cosa ci mostra? L'abbattimento di quel potere? Del patriarcato? Le catene spezzate? La libertà?
Niente di tutto questo: sta lì, seduta nella sua nuova borghesia, con un libro in mano, il maritino come figurina, l'uomo cattivo come ruminante innoquo, sotto, l'amante, di lato, pronta a procuragli piacere con un cunnilingio.
Ecco, alla fine della fiera, è solo uno scambio di potere, una misera sostituzione: si abbatte l'uomo per prendere possesso degli stessi "diritti" e "vantaggi". Nessuna parità dunque.
In questo, per me, è da bocciare. Però dalla sua ha un'estetica che mi manda in brodo di giuggiole, quel grandangolo ad occhio di pesce, i i bianchi e i neri, i colori e le ambientazioni, i costumi e i trucchi, tutti accompagnati da musiche eccellenti di Jerskin Fendrix (chi è? Da dove arriva?). Un'esperimento riuscitissimo che lo innalza.
Emma Stone fresca di Oscar, bravissima. Eppure, dentro di me, sento, provo, un'ingiustizia: lo avrei dato alla nativa americana ·Lily Gladstone.
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