Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film
Come ne La Favorita - decisamente di altro livello -, gli uomini di Lanthimos sono sempre creature eccentriche e bislacche, e anche stavolta, non vanifica la regola il team centrale formato da: scienziato e chirurgo svalvolato, studente ingenuo, mentore abietto e, dulcis in fundo, marito vannuccizzato.
In mezzo Emma Stone che decisamente giganteggia, sparando eccessi all’impazzata, da pupa capricciosa e robotica fino alla sua definitiva, seppur davvero elementare, emancipazione, chiave del film, dove opera a cervello aperto e sorseggia drink conscia della sua autonomia e del suo raggiunto potere.
Nel mezzo scenografie mozzafiato, ricami surrealisti e colonna sonora di grande impatto, ma l’evoluzione di Bella resta legata a stereotipi di libera e confusa sessualità meccanica (“non dovremmo scegliere noi i clienti?”) mentre non avvertiamo nessun afflato sentimentale se non un sussulto alla notizia della malattia del padre/creatore.
Bella si dimena (letteralmente) tra le sue (s)coperte, si commuove addirittura per le ingiustizie sociali, sciorina aulicamente a pappagallo nuovi vocaboli, balla gli ormai immmancabili balletti marca Yorghos, si affeziona forse, ma non si innamora mai, rimane “libera” e si arricchisce di soldi e concetti “socialisti” istillati dalla “collega” nera “politically correct”, come nero anche il tipo in nave vestito da bignamino filosofico.
Bella può abbandonare anche un altare per continuare a scoprire, ma guai a volerla rinchiudere. Una complessità sbandierata che tenderebbe a far fuori preconcetti e falsi moralismi sguazzando nel voler sorprendere a tutti i costi, e mentre tecnicamente riesce, rimane impaludata nel messaggio rudimentale del corpo come passepartout.
Alla fine un po’ tutte povere creature ‘sti personaggi, lo scienziato manomesso da piccolo che giustamente si rifà col resto del mondo, il sordido avvocatucolo che si scandalizza, il fidanzatino che abbozza sempre, il marito già capra prima del trapianto, Emma stessa, che magari nei panni della maitresse ipertatuata (e non di strafiga), avrebbe dovuto computare da capo le sue stime di sopravvivenza.
E poi c’è Felicity!! La nuova ragazzetta automa sperimentale (“avete creato un mostro!”)..
quando la portiamo a Parigi? ;)
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